Da Sava ad Alumix e Alcoa, 89 anni di storia

MARGHERA. La produzione e la lavorazione dell’alluminio hanno a Venezia ha una storia lunga 89 anni.
Il 7 dicembre del 1926 la svizzera Aiag - la futura Alusuisse, in associazione con alcuni industriali italiani dell’energia elettrica, rappresentati da Marco Barnabò che si divise la produzione di alluminio e allumina in duopolio con l’italiana Montecatini - ha costituito la Sava (Società Alluminio Veneto Anonima).
Due anni dopo, nel 1928, la neonata Sava ha iniziato a costruire capannoni lunghi 450 metri ai bordi della laguna sud, sfruttando le esenzioni fiscali fornite dal governo italiano, la logistica del porto commerciale e industriale e la vicinanza agli impianti idroelettrici, fondamentali per garantire la grande quantità di energia richiesta dai processi di elettrolisi e fusione che stanno alla base della produzione di alluminio.
Il laminatoio, il primario e gli altri impianti di Fusina vennero costruiti tra il 1962 e il 1964 e incorporati alla Sava - in gravi difficoltà finanziarie - che nel 1973 fu acquisita dalla finanziaria statale Efim. Nel 1988 nuovo cambio di ragione sociale in Alumix, caposettore della produzione di alluminio del gruppo Efim a cui faceva capo anche la Società mineraria carbonifera sarda (Carbosarda), acquisita da Efim nel 1964 e già attiva nel settore dell’alluminio con gli impianti di sua proprietà in Sardegna. Nel corso degli anni le perdite economiche (comunque coperte dallo Stato italiano attraverso l’Efim) si fecero sempre più pesanti portando alla graduale dismissione dei vecchi capannoni costruiti dalla Sava sino alla chiusura avvenuta nel 1991.
Nel 1996 gli impianti rimasti attivi di Alumix a Fusina (primario e laminatoio) furono ceduti da Efim alla multinazionale Alcoa che pochi anni dopo ha chiuso il Primario, mentre un’altra parte di impianti furono demoliti e l’area bonificata per far posto, nel 2013, al terminal portuale per traghetti. (g.fav.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia