Da Mestre a Gili Trawangan per costruire e gestire un resort

Alessandra Trevisan, 57 anni, ha lasciato tutto per andare a vivere nella piccola isola in Indonesia «Ho sputato sangue, non è stato facile ma qui è un paradiso». L’apertura avverrà all’inizio di luglio
Di Marta Artico

Un paradiso chiamato Gili Trawangan. Cambiare vita e trasferirsi a migliaia di chilometri di distanza, abbracciando una cultura, una lingua, una mentalità differente da quella in cui si è nati e vissuti, non è da tutti. Ci vuole una buona dose di coraggio, ottimismo e duro lavoro, ma soprattutto se si è donna, una marcia in più. Alessandra Trevisan, mestrina, classe 1956, che dallo scorso aprile risulta italiana residente all'estero, a luglio (tra il 7 e l’11 per la precisione) aprirà un resort in un’isola dell’Indonesia, Gili Trawangan, che fa parte di un arcipelago di tre piccole perle in mezzo al mare a Nord-Ovest di Lombok: Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan (gili significa isola). Una meta ancora poco conosciuta e meno battuta dalle rotte di massa, al contrario della vicina Bali.

Per Alessandra Mestre è oramai un mondo lontano. Il “Marygio resort” (il nome deriva da Marianna e Giorgia, le sue due figlie) è piccolo, semplice e coccolo, composto di 8 stanze con bagno, aria condizionata, arredate in stile balinese, piscina dove vengono servite fresche spremute, terrazza con vista sulla barriera corallina, a due minuti dalla spiaggia. A Trawangan si gira a piedi, in bici oppure in Cidomo, il mezzo tipico, leggi cavallino e calesse: in questa assenza di motori risiede parte del suo fascino. La maggior parte della popolazione è di religione musulmana. «Cinque anni fa con mio marito», racconta Alessandra, «abbiamo comperato un terreno qui. Avevamo girato la Thailandia, il Vietnam, la Malesia ed eravamo venuti alle Gili diverse volte, siamo rimasti colpiti da questo luogo, tanto che l’anno scorso abbiamo deciso di dare corso al sogno». Prosegue: «A fine settembre 2012 mi sono trasferita, ed ho iniziato i lavori il giorno successivo. Avevamo degli amici italiani che gestiscono una struttura importante, che ci hanno dato una mano e qualche dritta».

«Più che ottenere i permessi», racconta, «la parte difficile è costruire, perché gli standard sono diversi, così come gli usi e costumi: è tutto manuale, è come in Italia sessant’anni fa. Io sono stata sempre qui, ho seguito la costruzione, preso la residenza indonesiana». Alessandra Trevisan ha imparato stando sul posto la lingua indigena, combinata all’inglese. È stata dura. «Non ero ricca, ho sputato sangue, rincorso un sogno, investito i risparmi, sperando che ci sia un ritorno».

Alessandra vendeva tappeti orientali per un iraniano alla Metro: «Ho mollato il lavoro e deciso di andare a fondo». Il marito lavora in Italia, è andato a trovarla un paio di volte, da pendolare, ma tra due anni, quando sarà in pensione, traslocherà a Gili. «Ho incontrato mille difficoltà, le donne qui sono un po’ sottoconsiderate, si fa più fatica». Lo staff del resort è metà musulmano e metà induista. Racconta: «La prima volta che sono venuta in quest’isola mi sono innamorata del mare, era un acquario, ma allo stesso tempo c’è la montagna, un paesaggio particolare, ma soprattutto Gili è un’ isola carismatica, che ha un’anima, che ti entra dentro, ha qualcosa che è difficile da tradurre in parole, ma è una sensazione che rimane addosso a chiunque ci trascorra del tempo». Oltre al marito la signora Trevisan ha due figlie adulte. Si trasferiranno anche loro? «Chi lo sa, le programmazioni a lungo termine sono difficili, ma l’ho fatto proprio per loro, noi manderemo avanti il resort per un po’ di anni, poi vedremo, in Occidente non ci sono grandi prospettive». Perché volare a Trawangan? «Per l’atmosfera, per lo snorkeling, è uno dei pochi posti dove nuotando vedi le tartarughe, ed allo stesso tempo è un’isola giovane, viva». Entro giugno sarà attivo il sito www.marygioresort.com.

(7 - continua)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia