Da Gere a Di Caprio, l’arte di Hollywood nella laguna mondana
VENEZIA. Vittorio Sgarbi, abituato ad arrivare alla fine delle fini, questa volta si presenta per primo, amoreggia per un istante con il Libro Rosso di Jung e intona: «Questa Biennale è bella, chiara ed elegante. Persino la temperatura è perfetta. Poichè normalmente le Biennali sono brutte, e lo sono ogni anno di più, ci dev’essere un errore». Il primo errore, per la prima vagonata di visitatrici del primo giorno di vernice delle Arti Visive, è stato presentarsi sul ghiaino dell’Arsenale in tacchi a spillo e giacchine ciucciate pensando fosse estate.
Il secondo errore, per un collezionista olandese afflitto da nostalgia, è stato quello di piazzare una montagnola di letame davanti a Ca’ Corner della Regina mentre Miuccia Prada accoglieva i suoi delicati ospiti arrivati da tutto il mondo per la mostra curata da Germano Celant «When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013», una macchina del tempo che dopo 44 anni ha fatto rinascere in riva al Canal Grande una mostra di Berna nel ’69. La rievocazione della protesta contro la medesima mostra, sotto forma di sterco di cavallo, ha fatto accorrere i vigili che, ravvisando l’occupazione abusiva di suolo pubblico, ne hanno ordinato la rimozione. La merda, se non è d’artista, non è arte. Tutto il resto sì, però.
È arte il nuovo teatrino di Palazzo Grassi firmato Tadao Ando che ha riaperto ieri dopo 30 anni mentre a Punta della Dogana monsieur Pinault si mescolava ai giornalisti tra le installazioni della sua nuova mostra “Prima materia” e tra numeri mai visti. Millecinquecento i giornalisti accreditati. Mille gli invitati alle preview di questa mattina dalle 11 alle 13, duemila alla pomeridiana, i mille del mattino (che così avranno il tempo di andare dal parrucchiere) di nuovo la sera all’isola di San Giorgio dove Celeste di Venegazzù è sbarcato con 12 furgoni, quattro cucine, due quintali di gnocchi e uno di riso.
Tappeto rosso secondo la regia di Matteo Corvino per Salma Hayek, Ségolène Royal (che ieri è stata ricevuta dal sindaco Orsoni), Barbara Berlusconi, Naomi Campbell, Maurizio Cattelan. Carpet molto infuocato per Leonardo Di Caprio, che sabato sera potrebbe fare il bis a Palazzo Morosini Da Mula dove espone l’artista e amico Domingo Zapata. Carpet da equilibrista per Carolina di Monaco che, nella stessa sera dovrà, nell’ordine, inaugurare il nuovo padiglione di Monaco, deliziare gli ospiti del gala sulla terrazza della Guggenheim e non dispiacere madame Pinault che l’ha messa in cima alla lista dei suoi ospiti.
Poi sarà la volta di Venetian Heritage, il comitato di salvaguardia presieduto da Toto Bergamo Rossi, che ha organizzato quattro giorni filati di feste. Si inizia domani con Vhernier e i Tesori restaurati del Ghetto alla Ca’ d’Oro insieme a Tilda Swinton, che dovrebbe dormire tra gli stucchi di Palazzo Gradenigo, e, a ruota, Goga Ashkenazi, i Marzotto, i principi di Kent, Fiona Swarovski, Marina Cicogna, Francesca d’Asburgo Thyssen Bornemisza. Richard (Gere) arriverà – se arriverà - solo sabato per il gala a Palazzo Grimani. Per lui, un’accoglienza enciclopedica.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia