Da cemento a “bosco”. L’intricata (e costosa) storia del nuovo stadio del Venezia, da Zamparini a oggi
Il progetto passa tra le polemiche in consiglio comunale: vale 300 milioni tra fondi pubblici e fondi del Pnrr. I conflitti d’interesse e un immenso dubbio: il Venezia Fc non lo ha mai chiesto. Quella volta che Zamparini disse: “Quel progetto lo odio”
VENEZIA. Conoscendolo, ahimè, è meglio che sia tra i più. Perché se l’allora presidente del Venezia Maurizio Zamparini avesse potuto vedere il nuovo progetto dello stadio di Tessera avrebbe sacramentato di rabbia.
A lui, per tutti gli anni Novanta, la città aveva detto no. A lui che se lo sarebbe costruito con i propri soldi in cambio di un centro commerciale interno. A lui che il Venezia lo aveva preso in serie C2 e lo stava portando in serie A con Walter Novellino. A lui che aveva dovuto ingoiare un intero stagno di rospi e detto «Va bene» anche a una folle prescrizione imposta dalla Soprintendenza al progetto: un intero settore dello stadio doveva restare aperto (leggi: “non costruito quindi non utilizzabile”) per permettere ai tifosi di poter ammirare il panorama esterno. Perché uno va allo stadio per guardare il panorama fuori.
Alla fine si arrivò con Maurizio Zamparini che confessò a un amico: «Io quel progetto lo odio, ogni volta che lo vedo chiudo gli occhi». Povero Zamparini, i maligni dicono che scappò a Palermo per colpa dello stadio e che la peritonite che l’ha portato alla tomba è nata in laguna per tutti i dispiaceri che ha dovuto patire con quel progetto. E i più maligni ancora sostengono che l’idea che il nuovo stadio fosse ormai in dirittura d’arrivo sia stata il colpo finale. Amen.
Schiacciasassi
Lo stadio approvato nella piovosa serata di giovedì 22 aprile 2022, invece è ben differente. È stato concepito e fatto nascere (almeno dal punto di vista burocratico, che, si sa, è il più importante) in pochissimo tempo. Non ha un penny di soldi privati ed è tutto generosamente pagato con fondi pubblici. Porta un indebitamento da pagare in 30 anni. Viene fatto con il Venezia in “parabola discendente”. Non ha avuto alcuna prescrizione “esemplare”, quasi che i vari uffici statali che regolano anche le tende alle finestre, qui non vogliano metterci becco.
“Come uno schiacciasassi”, riporta Mitia Chiarin nella cronaca del voto in Consiglio comunale, “la maggioranza di centrodestra (lista Brugnaro, Lega Nord, Fi, Fdi) ha portato giovedì in consiglio comunale, dopo una discussione di circa sette ore, alla approvazione la delibera che autorizza il sindaco ad andare alla firma dell’accordo di programma Comune-Città metropolitana per realizzare il progetto di stadio e palasport nei terreni del Quadrante di Tessera”.
Quadrante magico
Sempre quel “quadrante” insomma, quello dove nel 1986 l’autoproclamato “doge” Gianni De Michelis voleva fare l’Expo 2000, che finì in un nulla grazie allo stop sussurrato dal vero grande doge, Bruno Visentini.
Il quadrante dove i progetti si sono sprecati: dalla città della musica, allo stadio mondo con vista San Marco del povero Zamparini, al mega-ultra-palazzetto e a mille altri progetti. Tutti cassati. Tranne uno.
Il bosco fatato
Molte volte i geni arrivano al momento giusto. Tutti si preparavano a chiedere una guerra contro la “colata di cemento” che quella benedetta zona fatta di paciosi terreni agricoli e fragili reti di canali a contatto con la laguna si sarebbe vista piombare addosso e il sindaco, Luigi Brugnaro, se ne esce con “il bosco dello sport”. Chapeau. Lo ribadisce e lo fa ribadire appena può: «Cancelliamo dal Pat 600 mila metri cubi di previsioni per commerciale, direzionale, ricettivo-alberghiero. Funzioni che vengono eliminate e non sono trasferibili altrove».
Costi
Il “Bosco dello sport” da solo costerà oltre 280 milioni di euro e sarà poi tradotto in pratica grazie a cinque distinti interventi. Farà da traino ad altri 33 interventi distribuiti in 28 comuni della provincia (su 44), per investimenti complessivi di 333 milioni di euro, di cui 139 milioni provenienti dal Pnrr e 194 finanziati dalle amministrazioni locali.
Una grande critica è proprio questa: l’uso di fondi europei e comunali per finanziare in toto l’operazione che oltre ai due impianti sportivi, comprende una area educational (tutta da finanziare) e 79 ettari di bosco.
Sogni
Ma per Brugnaro il bosco dello sport è anche un posto meraviglioso e ben lo descrive la cronaca di Eugenio Pendolini il 23 marzo nel megaraduno all’auditorium di Forte Marghera. «Per me è un sogno», così il sindaco Brugnaro ha concluso la conferenza stampa di presentazione. Due ore di incontro-fiume, solo i minuti finali dedicati alla rivoluzione in vista nel Quadrante di Tessera. Il Bosco prevede la realizzazione di stadio (per calcio e rugby con 16 mila posti, con tecnologia sostenibile, le cui suggestive immagini state presentate ieri in anteprima), arena (per il basket e per concerti), completamento della nuova viabilità Tessera-aeroporto, area educational con spazi da destinare alla formazione universitaria, campi da calcio, tennis, padel, una piscina olimpionica.
«Lo sport professionistico fa da traino per tutte le attività sportive del territorio», le parole di Brugnaro, «noi siamo l’unica città in Italia che non ha impianti sportivi. Avremo finalmente un impianto per concerti, senza dover andare fino a Bologna o a Padova. Venezia non può non sentirsi una città del mondo».
Usi
In tutto questo, però, brilla il silenzio del presidente del Venezia Calcio, Niederauer, che, pur vezzeggiato da Brugnaro, non si è mai chiaramente espresso o speso per il megaprogetto. Lo fa notare un comunicato firmato da molte associazioni: Amico Albero, Wwf, Lipu, Comitato Riduzione Impatto Ambientale Aeroporto di Venezia, il Comitato Ex Umberto I bene Comune, i comitato Cittadini per il Parco Bissuola, la Fiab Amici della Bicicletta, gli Amici del Parco di San Giuliano, il Gruppo Zelarino e Dintorni, il Caal Comitato Ambientalista Altro Lido, e anche Venezia Cambia.
«Abbiamo un numero enorme di case pubbliche lasciate vuote perché voi dell’amministrazione dite che “non ci sono i soldi” per restaurarle», spiegano le associazioni, «E perché, allora, volete spendere 78 milioni dei 90 di avanzo del bilancio Comunale, più 95 milioni di nuovi mutui (indebitandoci per 30 anni!) e 93 Milioni che chiedete allo Stato e all’Europa, col Piano Pnrr per costruire a Tessera uno stadio inutile, che la società del Venezia Calcio ha detto ripetutamente che non vuole perché ha già restaurato e ampliato, a sue spese, lo stadio di Sant’Elena? A cosa servono tre stadi da calcio (il Penzo, il Baracca e adesso anche Tessera)?».
Una domanda insomma è: siete sicuri che serva? Ad esempio i grandi eventi musical a Nordest si svolgono principalmente tra l’arena di Verona, lo stadio Appiani di Padova, lo stadio di Udine e il PalaGeoz sempre a Padova.
La vera “emergenza sportiva” sarebbe stata il palazzetto dove gioca una società sportiva del sindaco, la gloriosa Reyer basket, attuale campione d’Italia. Ma per il palazzetto bisognerà aspettare a quanto pare, più che per lo stadio.
Cemento.
E fin qui: stadio, palazzetto, parcheggi e magheggi per i trasporti: con trenini che porteranno migliaia di spettatori a vedere le squadre, compresa quella del sindaco cittadino che è pure sindaco metropolitano.
Tanto cemento, dunque, e il bosco? E l’area educativa. Ma poi una cittadella dello sport si fa solo con stadio e palazzetto?
Per i bosco vero e proprio ecco dunque, sulla carta, i 79 ettari di alberi. Settantanove e non bazzecole. E ci sono pure la piscina, così la cittadella sarà veramente sportiva. E per farla bosco-sportiva-educativa ecco l’area “educational”.
Davvero tutto molto bello. Peccato però solo un particolare che disturba: per la parte extra stadio e palazzetto mancano i soldi. Nessuno ha trovato i fondi né sa come trovarli.
Ma se il bosco è magico e il sindaco ha un sogno, qualcosa succederà.
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