Da cassintegrato Pansac a laureato in infermeria
ORIAGO. Da cassintegrato Pansac a futuro infermiere.
La crisi reinventa vite e mestieri e porta anche soddisfazioni oltre che a problemi e decisioni dolorose. È la storia di Cristian Righetto, papà di due bambini di Oriago, che dal 2011 è in cassa integrazione, che ieri si è laureato a Padova in Infermieristica con 108. A raccontare la bella storia è la moglie Francesca De Martin.
«Il mio racconto», dice la moglie,. «inizia nel 2005 quando mio marito Cristian è stato assunto nel Gruppo Pansac come operaio: era un posto sicuro, talmente sicuro da fornirci la solidità economica per formare una famiglia a Mira e dopo essere convolati a nozze, nel 2006 siamo diventati genitori per la prima volta di una bella bimba di nome Elena. Nulla ci faceva presagire quello che il futuro avesse in serbo per noi. Nel dicembre 2009 congiuntamente alla seconda gravidanza, sono arrivate le prime avvisaglie della sofferenza della fabbrica e tutti iniziarono a parlare di questo orribile mostro della cassa integrazione». Dall’arrivo delle prime difficoltà del gruppo gestito dall’ex patron Fabrizio Lori, la situazione in poco tempo è precipitata.
«Mio marito», continua Francesca, «era sindacalista nello stabilimento di Mira, e in questa funzione era in prima linea nelle proteste e le lotte per mantenere il posto di lavoro. Nel 2010 nacque il nostro secondogenito Alvise io dovetti rientrare al lavoro dopo soli cinque mesi dalla sua nascita per dare un sostegno al reddito familiare. Dopo mesi di transizione con cassa integrazione a rotazione ed interminabili notti a pensare quale fosse la strada più giusta da intraprendere per garantire un futuro dignitoso ai nostri figli, mio marito Cristian ha preso la decisione di tentare un test di ammissione all’Università degli studi di Padova alla facoltà d’infermieristica. A 36 anni è riuscito a piazzarsi 7º su 150 candidati per il corso di infermieristica alla sede di Mestre».
« Successivamente al primo tirocinio in corsia, mi disse “Francesca, penso di aver trovato la mia strada”, così il suo percorso di studio divenne un’ iperbole tra soddisfazioni, voti con lode e borse di studio. Ecco per mio marito la crisi ha significato l’opportunità di avere una svolta professionale significativa all’età di quasi 40. Non abbiamo ancora certezze per il futuro, ci saranno ancora sacrifici da fare, code all’ufficio per l’impiego e concorsi ma ora siamo consapevoli di avere una marcia in più».
Alessandro Abbadir
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