Da autorimessa a spazio culturale la scommessa dell’Ultimo metrò

La neonata associazione ha proposto all’amministrazione comunale di sistemare a sue spese (circa 50 mila euro) l’edificio in via Spalti ma non ha avuto ancora risposta e così ha pensato all’alternativa
Di Marta Artico

Recuperare spazi dismessi per rimetterli in circolo e aprirli alla cittadinanza. È questo l’obiettivo della neo costituita associazione culturale “L’ultimo metrò”, che vuole promuovere a Mestre un progetto che definisce «sempre più necessario vista la situazione di grave impoverimento della vita culturale mestrina anche dopo la chiusura di alcuni spazi storici come il Teatro della Murata, il teatro Aurora, fino alla mancata apertura del teatro del parco Bissuola, chiuso da 9 anni».

Ieri il lancio del progetto, avvenuto nella sede di Confesercenti Venezia alla presenza del vicedirettore, Michele Lacchin, e dei protagonisti, tra cui Mario Esposito e Roberto Milani. «In questo desolante vuoto», spiegano, «alcuni operatori culturali hanno deciso di impegnarsi in prima persona elaborando una proposta culturale diversificata che partendo dal teatro abbracci i più diversi ambiti, leggi letteratura, poesia, cinema, musica».L'associazione ha individuato due possibili spazi. Il primo è l’autorimessa comunale di via Spalti, ovvero l’ex acquedotto cittadino. «Si tratta», spiegano, «di un edificio dei primi decenni del ’900 con accenni liberty, oggi usato come lavaggio auto, che si presterebbe a molteplici usi e soprattutto colmerebbe il vuoto di strutture culturali nel centro di Mestre. Lo spazio di via Spalti potrebbe fungere da volano per l’attuazione del progetto e aggregare più realtà associative che operano in terraferma».

Il progetto è stato presentato a maggio all’amministrazione dopo un sopralluogo con alcuni assessori. «Siamo in attesa di una risposta che ci auguriamo possa essere positiva e soprattutto tempestiva». L'immobile è di circa 250 metri quadri: l’associazione, a spese proprie (circa 50 mila euro), lo sistemerebbe per renderlo funzionale mentre il Comune dovrebbe pensare al riscaldamento e a sistemare il bagno per i disabili.

Nel frattempo, però, L'ultimo metrò ha preso in esame un altro spazio, più ridotto, sempre in centro. Già mesi fa Mario Esposito e Roberto Milani partendo dal ritrovamento di documenti settecenteschi su uno storico edificio di Piazza Barche (villa Giacomo Durazzo), avevano elaborato un progetto ambizioso dal titolo “Mestre e Venezia nel '700 tra arte, musica e teatro”, che non ha avuto mai risposta. «Se in grado di dialogare con il contesto», commenta Lachin, «la cultura è occasione di sviluppo economico e sociale. In città gli spazi defunzionalizzati sono molti, si chiede che vengano messi a disposizione di forze vive, la rivitalizzazione di quell’edificio valorizzerebbe la strada e l’area. Da tempo, inoltre, chiediamo che il consiglio comunale si occupi di dotare la città di un regolamento sull’utilizzo dei beni comuni, lasciando che la gente si candidi a usarli». L’associazione ha in cantiere l’allestimento di alcune produzioni teatrali.

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