Curva di Pra’ di Levada troppo pericolosa

CEGGIA. «Mettete in sicurezza la curva di Pra’ di Levada sulla Triestina». Da Ceggia e Torre di Mosto arrivano numerose le richieste di intervenire per modificare la viabilità all’altezza della...
CEGGIA - DINO TOMMASELLA - COLUCCI - INCIDENTE IN LOCALITA' PRA' DI LEVADA
CEGGIA - DINO TOMMASELLA - COLUCCI - INCIDENTE IN LOCALITA' PRA' DI LEVADA

CEGGIA. «Mettete in sicurezza la curva di Pra’ di Levada sulla Triestina». Da Ceggia e Torre di Mosto arrivano numerose le richieste di intervenire per modificare la viabilità all’altezza della pericolosa curva che caratterizza il tratto di Statale 14 che divide i due Comuni. Si tratta di un autentico “punto nero” della viabilità, già teatro di numerosi incidenti mortali, l’ultimo appena una settimana fa. La soluzione definitiva potrebbe arrivare dalla costruzione di una variante di tracciato, ovvero la cosiddetta “Triestina bassa” di cui si era discusso già molti anni fa. Ma nell’attuale situazione economica il progetto può dirsi accantonato, tanto più che Ceggia non riesce a ottenere neppure i soldi per la più urgente bretella. Nell’immediato alcuni cittadini chiedono di valutare l’installazione di autovelox fissi, che costringano a ridurre la velocità. La competenza spetterebbe all’Anas, proprietaria della strada.

«Quella curva è una questione ormai vecchia di decenni. Il problema è che ti imbroglia. Se non rispetti i limiti e ci arrivi a velocità, tende a portarti fuori strada perché la traiettoria della curva è stata disegnata per una bassa andatura. In più ci sono i platani che non aiutano», commenta il sindaco di Ceggia, Mirko Marin, «valuteremo di intensificare i controlli con la presenza dei vigili, prima o dopo la curva, come funzione preventiva. Ma non è la soluzione. Il Comune non ha le risorse per installare autovelox fissi e, comunque, l’ente proprietario della strada è l’Anas. Ma da parte nostra c’è il massimo atteggiamento collaborativo. Ben venga se si può collaborare, in questo caso con Anas, per risolvere i problemi».

Giovanni Monforte

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