Curia, la rivoluzione del patriarca Moraglia: Don Pistolato e don Barlese nelle parrocchie

Le decisioni sui trasferimenti aprono nuovi scenari all’interno della chiesa veneziana. Rivoluzione in Patriarcato. Se ne va dopo cinque anni di incarichi al vertice don Dino Pistolato, per 22 anni direttore della Caritas diocesana.
CARPENEDO: INAUGURAZIONE CENTRO CARITAS: DA SIN. DON GIAMPIERO LAURO, DON DANILOBARLESE PARROCO, MONS.DINO PISTOLATO 12/4/11 LIGHT IMAGE centro caritas
CARPENEDO: INAUGURAZIONE CENTRO CARITAS: DA SIN. DON GIAMPIERO LAURO, DON DANILOBARLESE PARROCO, MONS.DINO PISTOLATO 12/4/11 LIGHT IMAGE centro caritas

VENEZIA. Rivoluzione in Patriarcato. Se ne va dopo cinque anni di incarichi al vertice don Dino Pistolato, per 22 anni direttore della Caritas diocesana. Il patriarca Francesco Moraglia, alla scadenza del mandato del suo «Vicario per gli Affari economici, Moderatore della Curia», ha deciso di trasferirlo e affidargli la guida di una parrocchia, quella di Gambarare di Mira. Se ne va anche Danilo Barlese, pro-vicario generale, che lascia la Pastorale diocesana per assumere la responsabilità della parrocchia di Caorle. Un ribaltone poco atteso. Che arriva dopo importanti pronunciamenti del patriarca Francesco Moraglia in tema di «servizio» e di ricambio generazionale. «Una virtù per chi è capo di una impresa è l’umiltà: è importante comprendere che qualche volta per essere fedeli al sacrificio di una vita bisogna anche passare la mano», aveva detto poche ore prima in Basilica durante la messa celebrata per gli imprenditori di Confindustria. Un messaggio preciso? In Curia smentiscono. «I due sacerdoti erano arrivati al termine del mandato, e nelle parrocchie c’è bisogna di gente preparata e brava». Non c’entrano dunque, a quanto pare, le rivalità interne alla Curia, sempre presenti.

Nè la «risalita» di uomini vicini a Comunione e Liberazione. Era stato proprio don Dino, un passato glorioso di attività sociale vicino agli ultimi, a spostare alcuni fedelissimi del patriarca Scola, trasferito a Milano, proprio su incarico di Moraglia, appena arrivato a Venezia nel 2013. Trasferimenti che avevano provocato malumori. Come la chiusura del Marcianum, la creatura creata da Scola alla Salute. «Non ce la possiamo permettere», aveva detto allora Pistolato. Negli stessi mesi erano venuti meno anche contributi importanti, come quelli del Consorzio Venezia Nuova, travolto dallo scandalo, per il mantenimento della facoltà e della scuola.

Don Dino ha guidato la parte economica del Patriarcato per cinque anni. Qualche divergenza con il Patriarca e alcuni dirigenti della Curia sull’operazione degli ospedali e la cessione del San Camillo. Per don Dino sono poi intervenuti anche motivi di salute, che lo hanno tenuto lontano dal suo ufficio per qualche mese. Adesso la scelta, a quanto pare condivisa. «Sarà un problema per la Curia, don Dino ci ha messo il cuore e la competenza nei suoi incarichi on questi anni», commenta l’economo della Curia don Andrea Longhini, «per lui la Curia è stata come una famiglia. È riuscito a mantenere un clima sereno fra tutti, anche nei momenti più difficili». Si pone adesso il problema della successione. Anche se il patriarca potrebbe rinunciare alla figura del Vicario agli Affari economici, introdotta proprio con il suo arrivo. La linea è comunque quella di continuare nel solco tracciato da don Dino. Cioè la vigilanza sulle spese e il mantenimento delle strutture, ma anche la solidarietà e la carità, principi irrinunciabili in una comunità religiosa. «Dobbiamo vigilare dove finiscono le elemosine dei fedeli», avrebbe confidato il patriarca ai suoi fedelissimi. Sei anni e mezzo dopo il suo arrivo in laguna, Francesco Moraglia non ancora nominato cardinale da papa Francesco è adesso alle prese con la riorganizzazione della Curia. Già affidata a giovanissimi come il segretario don Morris, don Fabrizio Favaro, il vicario don Angelo Pagan. E adesso in attesa di nuove nomine dopo la fine dell’incarico di Pistolato e Berlese. —



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