Cuneo salino, radicchio di Chioggia in pericolo

lLacqua marina risale l’Adige e non può essere usata per irrigare

CHIOGGIA. Fiumi al minimo, porte aperte all’ingresso di acqua marina. Il fenomeno, noto ai tecnici come “cuneo salino”, si verifica quando alle foci dei fiumi il mare non trova resistenza e riesce a penetrare nel corso d’acqua dolce causandone l’immediata salinità.

Dai fiumi attingono gli acquedotti, ma anche i molti canali di irrigazione utilizzati dagli agricoltori per dar da bere ai raccolti. In Adige esiste da anni una barriera anticuneo salino, nel Brenta esiste un progetto per realizzarla (finanziato e già appaltato) che mette insieme Ministero dell’agricoltura, Regione, Comune e consorzio di bonifica. La barriera anticuneo salino dovrà fermare la risalita del fiume evitando la desertificazione delle campagne e i conseguenti danni gravi alle colture.

Un progetto da 20 milioni di euro a cui partecipa anche l’amministrazione comunale di Chioggia che ha chiesto che la barriera anticuneo salino diventi carrabile nella parte superiore dando vita a un ponte che andrà a unire Sottomarina a Ca’ Lino e Isola Verde. Da decenni gli agricoltori di tutta l’area sud del Veneziano, ma anche del Padovano stanno attendendo che sia realizzata la barriera anticuneo salino per mettere fine alla progressiva desertificazione dei terreni.

Gli agricoltori: «Situazione drammatica per mancanza d’acqua»

In Adige la barriera c’è, ma in queste settimane di prolungata siccità il blocco non basta e l’acqua marina sta penetrando comunque, causando non pochi problemi. La portata del fiume è ai minimi storici e l’acqua marina arriva fino all’alveo e alle falde acquifere finendo dritta dritta nelle coltivazioni, con il rischio di bruciare il raccolto. Ne risentono in primis le colture di mais, barbabietole, ma anche le coltivazioni di ortaggi, tra cui il radicchio di Chioggia, che in questo periodo è nelle fasi di trapianto e di maturazione. «Lo sbarramento del cuneo salino in Adige è insufficiente in questo momento», spiega Nazareno Augusti, responsabile locale di Confagricoltura, «il livello del fiume è così basso che l’effetto della barriera è vanificato e l’acqua diventa inevitabilmente salmastra con ricadute gravissime nei raccolti che vengono letteralmente bruciati dal sale».

 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia