«Cultura, Venezia terza capitale europea»
Philippe Daverio rilancia: i flussi di turisti vanno governati e informati, il sito del Comune non va bene

Quando si parla di Europa si parla di tutto tranne che di cultura. Eppure è proprio la cultura l’unica vera Europa che potrebbe allontanare i movimenti antieuropeisti che sono presenti e tanti latenti.
Ieri pomeriggio l’ecclettico Philippe Daverio ha inaugurato l’anno accademico della Venice international University di San Servolo con la Lectio Magistralis Venice as the third capital city of Europe: looking toward the Mare Nostrum, lanciando un messaggio: «Venezia salverà l’Europa». Il giornalista, gallerista, autore di programmi televisivi sull’arte di grande successo, nonché docente e storico dell’arte, ha proposto di creare una terza capitale europea che rappresenti la cultura. «Dopo Bruxelles e Strasburgo, Venezia dovrebbe essere la terza capitale europea, è questa l’unica vera Europa», ha detto. «Si parla sempre di Europa per parlare di economia e regole assurde, ma dell’Europa della cultura mai. Eppure pensate che nel programma Horizon ci sono ben 18 miliardi di euro per fare programmi di cultura integrativa e non sono stati usati. Com’è possibile?». Secondo il docente di Sociologia dell’arte all’Università di Palermo, Venezia è il luogo adatto per ricominciare a ragionare, per la sua storia e per la sua posizione. La cerimonia è stata aperta dai saluti del dean (il rettore) Carlo Giupponi, professore ordinario al dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari e dal Presidente della VIU, l’ambasciatore Umberto Vattani.
L’anno inizia con 150 studenti iscritti (40 italiani) provenienti da 20 nazionalità per un totale di 17 università di tutto il mondo e le istituzioni della Città Metropolitana. A margine dell’incontro Daverio ha commentato la situazione della Venezia attuale, quella che in coppia con Firenze rappresenta un «turistodromo non organizzato dove arrivano uomini tartaruga (con gli zainetti) che rimangono affascinati, si mangiano un panino e se ne vanno». Daverio si è soffermato ad analizzare la città dicendo che non si tratta di una «patologia ma di una fenomenologia», quella delle masse che arrivano vanno a San Marco e tornano indietro. «I flussi vanno governati e informati», ha proseguito. «Ho visto il sito del Comune di Venezia e non funziona, il sito di una città come Venezia dev’essere un’enciclopedia e ci devono essere dei servizi legati ai cellulari, come si può pretendere dal turista che impari tutto da solo se non glielo si spiega?».
Venezia per Daverio è un mito, ma il mito dev’essere spiegato. «Manca la voglia di essere protagonisti» ha aggiunto «Venezia dà la location, ma chi sono i veri protagonisti? Non ditemi la Biennale per favore. Dopo l’ultima Biennale di Szeemann del 2001, l’ultima vera Biennale vivace, ci vado sempre meno, in questi giorni sono qui a Venezia e non ho la minima voglia di andarci». Daverio parla di una crisi intellettuale italiana, incapace di influire a livello locale e internazionale: «Venezia è in mano a dei non protagonisti» afferma «Chi vuole essere davvero protagonista in questa città è la Viu, lo Iuav, un tempo anche il Teatro La Fenice». Tuttavia la soluzione allo stato della città che conferma peggiore di anno in anno è quella utopistica: «Venezia come terza capitale d’Europa» rilancia, ma sottolinea «È Venezia che potrebbe salvare l’Europa e non viceversa. Venezia deve salvarsi da sola, a partire da un progetto di intelligente promozione che ancora oggi non c’è».
Vera Mantengoli
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