«Crosera dimostra dimestichezza a contattare i criminali»
MESTRE. Bastano cinque righe nell’ordinanza alla gip Barbara Lancieri per tracciare il ritratto a due volti di Francesco Crosera, l’imprenditore nautico di Quarto d’Altino finito nell’inchiesta della Dda sulla ’ndrangheta, ora agli arresti domiciliari.
IL PROFILO DI CROSERA
«Le indagini hanno fatto emergere la figura di una persona che, pur operando con l’apparente faccia pulita dell’imprenditore in un settore del lusso, è in grado di compiere, senza scrupolo alcuno, azioni dalla forte valenza criminale, e dimostra una certa dimestichezza a contattare ambienti di elevato spessore criminale». Le indagini hanno accertato che Crosera avesse contatto Domenico Multari, detto Gheddafi, legato alla cosca di Nicolino Grande Aracri, per incendiare uno yacht da 1,4 milioni che aveva venduto a un imprenditore friulano: l’imbarcazione, uscita dal cantiere navale di Quarto, aveva gravi difetti e Crosera non voleva pagare i danni. «Era pronto a far incendiare un intero cantiere, incurante delle conseguenze anche gravi che potevano derivare da un atto del genere, pur di conseguire il risultato economico sperato», scrive ancora la gip che sottolinea come Crosera «non si facesse scrupoli a ricorrere a mezzi illegali per risolvere le problematiche più disparate».
Gli interrogatori
Martedì, difeso dall’avvocato Renato Alberini, l’imprenditore sarà davanti alla giudice. Con ogni probabilità starà in silenzio, troppe le carte da leggere. Ieri a Rovigo, invece, è stato sentito Fortunato Multari, fratello di Domenico. «Si è dichiarato estraneo ai fatti», spiega il suo avvocato Andrea Cirillo. Lunedì sarà la volta di Antonio, figlio di Domenico. Difeso da Lorenzo Manfro, potrebbe parlare.
LE PERQUISIZIONI
Nel frattempo proseguono le indagini dei Ros di Padova che, nel corso delle perquisizioni di martedì, hanno sequestrato una quindicina di reperti tra computer, tablet, pc e chiavette Usb, i cui contenuti dovranno ora essere verificati dai tecnici. I carabinieri del Ros hanno sequestrato documenti anche a un bancario, un commercialista e un notaio, che sarebbero stati punti di riferimento per Multari.
Ciò che emerge è che i sequestri dei Ros hanno riguardato anche, nelle sedi di Genova e Ancona, materiali e fascicoli tecnici al Rina, il Registro italiano navale, uno dei principali enti certificatori di imbarcazioni che dà il via libera per la commercializzazione delle imbarcazioni.
ACCERTAMENTI AL RINA
La richiesta di accertamenti al Rina era stata espressa anche dai legali di Luigino Pagotto (Daniele Solinas e Barbara Morassut) l’imprenditore italo svizzero che ha acquistato lo yacht Terry dal cantiere navale di Crosera. In sede di arbitrato per il riconoscimento dei danni allo yacht – quello che Crosera voleva vedere in fiamme - calcolati in 700 mila euro, il Rina infatti, adducendo motivi di riservatezza, non aveva mai voluto consegnare ai legali di Pagotto il fascicolo tecnico lì depositato, che avrebbe garantito un puntuale confronto tra il progetto dello yacht e lo stesso yacht.
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