Crollo delle nascite, meno 36% in 10 anni

Tasso di natalità al 5,1 mentre la media nazionale è del 7,8. Campostrini (Ca’ Foscari): «Alle famiglie le risorse del turismo»
Di Francesco Furlan

Il paradosso di una città a misura di bambini dove di bambini ne nascono sempre meno. Qualcuno dirà: bella scoperta, è una tendenza nazionale, non riguarda mica solo Venezia! È vero, ma solo in parte. Perché se in Italia oggi il tasso di natalità - che indica quanti sono i nuovi nati ogni mille abitanti - è di 7,8 (in Europa è di 10,5 e negli Stati Uniti di 14) nel Comune di Venezia è di 6,3 e in particolare in centro storico è di 5,1.

La fotografia sui nuovi nati negli ultimi dieci anni che abbiamo ricostruito grazie ai dati dell’Ufficio Statistica di Ca’ Farsetti è impietosa: tra il 2007 e il 2016 nell’intero Comune i nuovi nati sono scesi del 21%, nelle isole la flessione è stata del 23% e nel centro storico addirittura del 36%: l’anno scorso sono nati solo 283 bambini, di cui 186 tra San Marco, Castello, Sant’Elena e Cannaregio, e 97 tra Dorsoduro, San Polo, Santa Croce e la Giudecca. «È chiaro che con questi dati, se non si interverrà, Venezia è destinata a spegnersi», spiega Stefano Campostrini, docente di Statistica sociale al Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari, che mette insieme i tasselli del puzzle tenendo come stella polare il dato sul tasso di natalità, il più indicativo. «Negli ultimi dieci anni», spiega Campostrini, «il tasso di natalità a Mestre nei quartieri della terraferma è sceso da 8,1 a 6,8 e in centro storico è crollato da 7,2 a 5,1». Un dato che sarebbe ancora più pesante se non fosse in qualche modo mitigato dalla presenza delle famiglie straniere, che hanno un tasso di natalità più alto rispetto a quelle italiane.

Ma mentre in terraferma negli ultimi dieci anni gli stranieri sono più che raddoppiati, arrivando a essere circa 28 mila - spiega il docente di Statistica - in centro storico sono saliti da 3 mila a 4 mila e 500 con ripercussioni quindi sui tassi di natalità e sul numero delle nascite. «In città è Marghera l’unica Municipalità», aggiunge Campostrini, «che continua ad avere un tasso di natalità superiore alla media nazionale e infatti è quella con il maggior numero di stranieri residenti». Sono dati che gli amministratori pubblici dovrebbero imparare a memoria per compiere scelte politiche in grado di invertire la rotta. E a questo servono la statistica e la demografia.

A Venezia risale al 1338 il primo censimento della Repubblica di Venezia. Due gli obiettivi: conoscere gli uomini da mandare a combattere, da mandare alle armi, e stabilire il fabbisogno di grano per gli abitanti. Oggi i dati impietosi sulla natalità dovrebbero servire a costruire politiche attive per incrementare il tasso di natalità e sostenere le famiglie. Uno degli esempi migliori, in Europa, arriva dalla Francia, dove il mix tra maggior numero di migranti e politiche di sostegno ha permesso di invertire la curva decrescente. Politiche nazionali, e politiche locali.

In una città che, oltre che con i bassi tassi di natalità, deve fare i conti anche con l’esodo dei residenti. «Paradossalmente per una città come Venezia sarebbe più facile intervenire con politiche di sostegno alle famiglie», spiega Campostrini, «basterebbe agire sul benessere prodotto dal turismo, per trasferirlo alla popolazione residente, agendo ad esempio su una tassazione differenziata». Una leva che fino ad ora è stata utilizzata in modo troppo timido. «E invece quel che sta succedendo è che la pressione turistica», aggiunge Campostrini, «tende ad allontanare le famiglie, e soprattutto le più giovani».

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