Crollo della cassa integrazione e più posti fissi nelle aziende
MESTRE. Quasi 5 milioni di ore di cassa integrazione in meno nei primi 9 mesi del 2015, saldo positivo di 31.500 posti di lavoro tra cessazioni ed assunzioni e 12.190 nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato. I dati - diffusi dalla Cgia di Mestre che ha elaborato quelli dell’Inps sulla cassa integrazione e sul Jobs Act - confermano la lenta ripresa dalla crisi economica e finanziaria che dal 2008 ha messo in ginocchio l’Italia, compreso il dinamico Nordest. Da gennaio a settembre di quest’anno c’è stato un deciso calo del 38,4% delle ore totali di cassa integrazione. In particolare una vistosa riduzione del ricorso alla cassa integrazione straordinaria (-52,5 %), quella che viene utilizzata quando un’industria è in grave crisi e ha avviato piani di ristrutturazione con tagli di posti di lavoro, e della cassa integrazione in deroga (per aziende artigianali e del commercio). In aumento (+9,6 %) è solo il ricorso alla cassa integrazione ordinaria che si utilizza, però, solo per momentanei e non gravi stati di crisi in un periodo non superiore ai sei mesi.
«Grazie alle decontribuzione totale Inps e all’introduzione delle tutele crescenti previste dal Jobs Act», sottolinea Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia che per stasera su questi temi ha organizzato un convegno pubblico con inizio alle ore 20.30 nella sede di via Torre Belfredo, «nei primi sei mesi del 2015 i contratti a tempo indeterminato attivati nella nostra provincia hanno raggiunto quota 12.190; cioè il 65% in più dello stesso periodo dell’anno scorso. Anche il saldo tra assunzioni e cessazioni dei contratti di lavoro dipendente in provincia di Venezia ha superato quota 31.500, anche se dobbiamo riconoscere che la gran parte di questi posti di lavoro sono stabilizzazioni piuttosto che nuovi posti di lavoro. Nonostante ciò la precarietà rimane ancora molto forte. A seguito del gran numero di imprese turistiche concentrate lungo tutto il litorale, 2 assunzioni su 3, comunque, sono state siglate con un contratto a tempo determinato. Con un Pil che per l’anno in corso a Venezia dovrebbe salire dell’ 1,3 %, il tasso di disoccupazione nel nostro territorio dovrebbe però scendere al di sotto del 9,6 %. Un’inversione di tendenza che ci consente di dire che, molto probabilmente, il peggio è alle nostre spalle».
«I dati sul calo del ricorso agli ammortizzatori sociali», commenta Lino Gottardello, segretario della Cisl veneziana, «riflettono il clima di maggior fiducia degli investitori, grazie alle politiche monetarie espansive della Bce, il minor costo del petrolio e agli effetti positivi delle misure del Jobs Act. Sono dati molto incoraggianti che vanno presi con prudenza, non bisogna infatti dimenticare che tra il 2008 e il 2014, la crisi ha cancellato oltre il 20% delle aziende manifatturiere, dato solo in parte compensato dal positivo andamento del settore servizi. Ora bisogna però dare segnali incoraggianti agli investitori che guardano con interesse all’area metropolitana di Venezia, realizzando il porto off shore, dando certezze alla crocieristica, valorizzando le aree di Porto Marghera e cogliendo la grande opportunità di potenziamento dell’aeroporto con la stazione dell’alta velocità. Regione, Comune, Confindustria e sindacati dei lavoratori devono fare la loro parte per favorire la crescita economica e occupazionale». «I dati sono finalmente positivi», aggiunge Gerardo Colamarco, segretario della Uil regionale, «però questo trend è ancora debole e c'è ancora molta strada da compiere per risalire ai livelli pre-crisi; inoltre attendiamo che il Governo e la Regione chiariscano quale politica industriale garantiranno nei prossimi anni. Abbiamo celebrato l'ultimo congresso della Uil veneta a Porto Marghera perché siamo convinti che quest’area è un'occasione di rinascita per Venezia e tutto il Veneto; ora attendiamo un incontro col governatore Zaia per sapere cosa intende fare». Enrico Piron, segretario della Cgil veneziana, è più prudente nel giudizio: «Bisogna distinguere bene i tipi di ammortizzatori sociali di cui si parla», osserva. «La cassa integrazione ordinaria aumenta di quasi 10 punti, il che significa che la crisi continua a colpire e che le imprese sono ancora in difficoltà. E poi la cassa integrazione straordinaria diminuisce anche perché riguarda aziende che hanno chiuso o stanno per chiudere, mettendo i dipendenti in mobilità. Infine, per la Cig in deroga il suo futuro è ancora incerto tanto che le aziende stanno sostanzialmente aspettando le prossime mosse del Governo prima di farne uso. Di sicuro per i lavoratori si delinea un mondo del lavoro sempre più precario e instabile, come dimostra la massiccia introduzione dei voucher nel settore del turismo e il continuo e persistente ricorso ai subappalti al massimo ribasso in gran parte delle grandi aziende».
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