CROLLO DEL TETTO AL LIDO «Attimi di terrore nelle stanze: la casa di riposo avvolta nel fumo»

Le ospiti del Carlo Steeb e il personale rivivono gli istanti del crollo: «C’erano macerie dappertutto. Gli operatori hanno fatto l’appello, fino all’ultimo temevamo che qualcuno fosse rimasto sotto»
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 02.10.2013.- Crollo tetto della Chiesa della Csa di riposo Carlo Steeb. Alberoni, Lido.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 02.10.2013.- Crollo tetto della Chiesa della Csa di riposo Carlo Steeb. Alberoni, Lido.

LIDO. La morte ha sfiorato gli Alberoni, risparmiando 35 persone scampate per poche ore a una potenziale tragedia. Ieri pomeriggio alle 14.40 il personale della Casa di Riposo “Carlo Steeb” sente all’improvviso un boato assordante, seguito da una nuvola di fumo che in pochi istanti avvolge l’intero palazzo di cinque piani, ricoprendolo di polvere. In un soffio crolla il tetto della chiesa adiacente, riducendo la navata centrale in un cumulo di macerie. Solo poche ore prima si era celebrata all’interno la messa per la tradizionale Giornata degli Angeli Custodi, chiamata nell’istituto “Festa dei nonni”. Durante la cerimonia tutto è perfetto e accogliente come sempre. La luce entra dalle vetrate, inondando i presenti di serenità. Il clima all’interno è pieno di pace. Le due statue ai lati dell’altare ricordano la forza della fede: da un lato la Madonna di Fatima, avvolta nel suo vestito bianco, e dall’altro il fondatore della struttura, “Carlo Steeb”, sacerdote di grande compassione. Poi, in un attimo, il disastro. Il lato destro del tetto si piega, sgretolandosi sul pavimento in migliaia di frammenti. Il presbiterio rimane intatto. Le due statue, il crocifisso e l’altare non cedono e rimangono a guardare le rovine di quella che fino a qualche istanti prima era la cappella dove gli anziani si recavano alla domenica per ascoltare la parola di Dio.

«Non riusciamo a renderci conto di cosa poteva succederci», raccontano ancora sconvolte dall’accaduto Morena Siedato e Silvia Osetta, due operatrici presenti alla messa della mattina con una trentina di anziani, «perché se fosse successo un paio di ore prima potevamo morire sotto le macerie. Faremo di sicuro una messa all’aperto, vicino alla statua della Madonna di Lourdes che abbiamo in cortile». Nessuno riesce a darsi una spiegazione. Il personale infermieristico rimane all’interno dei reparti, a rassicurare gli anziani. La coordinatrice Eleonora Vianello risponde con calma alle domande, mantenendo il controllo. «Abbiamo fatto l’appello immediatamente», spiega alla stampa, «per verificare che non ci fosse nessuno nella chiesa. Ci sono 184 ospiti e un centinaio di addetti ai lavori. Abbiamo comunicato ai responsabili degli otto reparti di controllare che ci fossero tutti i presenti». Tutti rispondono all’appello, ma la tensione di una potenziale tragedia non scompare. Poteva essere una strage. Fuori, ai piedi della chiesa, arriva qualche curioso, ma il limite per avvicinarsi è segnato dai nastri a strisce. Non si può interrompere il lavoro dei Vigili del Fuoco che sono subito accorsi, portando con loro due cani per assicurarsi che non ci fosse nessuno all’interno. Don Lucio, parroco degli Alberoni, assiste sbalordito all’accaduto. È stato proprio lui a celebrare la messa alla mattina, in quella chiesetta che si affaccia sulla spiaggia, proprio a fianco del San Camillo. «Sono stato avvertito dal parroco di Malamocco, Luigino Vianello», dice ai presenti, «e sono corso qui subito. Vengo da tanti anni ogni domenica alle 10 e non so che cosa possa essere successo. Oltre alle vite umane si sono salvate anche le opere d’arte, le due statue e il crocefisso ligneo proveniente dalla Val Gardenia e l’altare, ornato di marmo serpentino verde».

Dall'esterno non sembra sia successo nulla alla chiesa, ma non appena si entra nella casa di riposo, ci si accorge che il pavimento è ricoperto di polvere che aumenta a mano a mano che ci si avvicina al luogo di culto, fino a ricoprire le scale dei cinque piani. Quando la porta della chiesa si apre, si viene colpiti da una visione terrificante. Il tetto sembra un foglio accartocciato su una montagna di cocci. Tutto il soffitto si è riversato sulla parte sinistra, mentre sulla destra rimangono ancora le tracce della Via Crucis. Le colonne che supportano l’acquasantiera sono per terra, spaccate in due. La navata centrale non esiste più. Le due metà rimangono unite da un filo di ferro su cui sono rimaste appese qualche tegole, in balia del vento. Prima qui c’era un silenzio di pace, ora si respira l’aria di una scampata morte.

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