Crollano le vaccinazioni dei neonati

Il 12 per cento delle famiglie dell’Asl 13 ha scelto di non immunizzare i figli. Gli operatori andranno a casa delle neomamme
Di Filippo De Gaspari

MIRANO. Sempre meno genitori ricorrono alle vaccinazioni pediatriche. L’Asl 13 lancia l’allarme e intanto prova a correre ai ripari, inaugurando un servizio di “vaccino a domicilio”. Il bilancio dell’attività degli ambulatori vaccinali pediatrici di Camponogara, Dolo, Martellago e Mirano riferita allo scorso anno, infatti, non è per nulla incoraggiante: mentre gli standard rendono auspicabile un’adesione del 95 per cento, nel territorio di Miranese e Riviera ci si attesta mediamente all’88 per cento.

Inoltre, per i nati dal primo gennaio al 30 settembre, si è passati da un 90,82% del 2013 ad un 89,46% per lo stesso periodo del 2014. Resta dunque in primo piano la questione vaccinale in Veneto, una regione che dal 2008 ha tolto l’ormai storica obbligatorietà: le Asl affrontano come possono l’inevitabile calo delle vaccinazioni e, di conseguenza, della copertura nella popolazione.

Nonostante sia stata dimostrata l’inconsistenza scientifica delle principali teorie sui danni provocati dai vaccini pediatrici, la libertà di scelta ha avuto come conseguenza l’inevitabile graduale ma costante calo dell’adesione delle famiglie, soprattutto da parte di genitori italiani. Resta invece elevata quella degli stranieri, la cui adesione, totale, contribuisce a mantenere alte le percentuali. L’Asl 13 non si dà per vinta e così inaugura la campagna vaccinale a domicilio, direttamente a casa dei neogenitori. L’iniziativa si chiama “Primo mese”, riguarda per ora i cittadini dei comuni di Fiesso d’Artico e Salzano, dove il personale del Servizio di igiene e sanità pubblica del Dipartimento di prevenzione si sta recando a casa delle neomamme a proporre il vaccino, spiegandone benefici e calendario dei primi mesi di vita. Presto, la campagna “porta a porta” coinvolgerà anche altri comuni.

«Se i genitori non vengono da noi per vaccinare i figli», spiega Flavio Valentini, direttore del Dipartimento di Prevenzione, «allora abbiamo deciso di andare noi da loro. Parliamo delle cosiddette ex-obbligatorie, ovvero delle primissime vaccinazioni, quelle antitetanica, antipolio, antidifterite ed epatite B. Il paradosso è che non abbiamo nessun problema nell’adesione degli stranieri, i quali hanno conosciuto e conoscono le malattie gravi e usufruiscono di tutti i nostri servizi, mentre lo abbiamo con gli italiani che non hanno la percezione del rischio delle malattie e delle complicanze gravi, prevenibili da vaccini, in quanto grazie proprio alle vaccinazioni, queste sono ben controllate». Insomma, i problemi potrebbero arrivare proprio da chi è nato e cresciuto nella società del benessere, dove non è ben chiaro a tutti il rischio derivante dall’eccessivo abbassamento della copertura del vaccino. «Non ci diamo per vinti», aggiunge il direttore dell’Asl Gino Gumirato, «le vaccinazioni sono, insieme agli antibiotici, la più importante conquista per la nostra salute e, come tale, va tutelata e promossa. Continueremo a insistere con una corretta informazione per far rinascere una cultura “italiana” della vaccinazione». 

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