«Crocifisso profanato un fatto preoccupante»
VENEZIA. Dov'è la società civile? Dove sono le comunità religiose ebraiche, musulmane, ortodosse, protestanti, valdesi? Perché non proferiscono parola sull'atto «di sfregio e di profanazione» avvenuto martedì nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia per mano di un 24enne marocchino che si è professato di religione musulmana? Sull’episodio, a due giorni di distanza, ha voluto intervenire il Patriarca Moraglia. Il Cristo con un braccio spezzato, la cornice di una Madonnina danneggiata chiama in causa tutti noi, l’importanza dell’accoglienza, dell’integrazione, il perdono, la riconciliazione, la misericordia; ma anche la necessità di difendere i simboli della nostra fede, la libertà religiosa, il rispetto e le garanzie di legalità.
«Al di là del caso specifico» scrive Moraglia «dinanzi a gesti del genere e che rendono più difficile percorrere comuni strade di convivenza, è opportuno che sia tutta la società a prenderne le distanze, a cominciare dalle comunità religiose. L'intera società civile, nelle sue varie componenti, deve impegnarsi a promuovere la cultura dell'accoglienza, ricordando che ogni Paese ospitante ha una sua storia, una sua cultura e una sua fede. E il crocifisso - che per i cristiani riveste il significato religioso più alto - è Colui che ha generato questa storia e questa cultura basate sull'accoglienza, sul perdono e sulla riconciliazione. Senza tali valori una convivenza umana, degna di tale norme, non sarebbe possibile».
Moraglia cita il Santo Padre: «Sì, vogliamo una società a misura d'uomo in cui siamo integrati» come ci ricorda Papa Francesco «e gli uomini e le donne ferite da una vita difficile e drammatica, come certamente deve essere stata quella dell'amico magrebino entrato nella chiesa dei Ss. Geremia e Lucia».
Infine il presule dichiara: «È un episodio dai contorni ancora oscuri ma che intristisce e preoccupa e, comunque, chiede di non esser sottovalutato per il significato che il gesto obiettivamente porta in sé; esso contiene un messaggio che va certamente oltre la persona e le motivazione di chi l'ha compiuto e che potrebbe esser ripetuto con motivazioni simili o diverse».
Nadia De Lazzari
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