Crociata per salvare gli uffici postali, Brugnaro: «Giù le mani da Venezia»

Quattro sportelli verso la chiusura, il sindaco scrive ad azienda e Agcom facendo forza sull’unicità del territorio
Mitia Chiarin
Una protesta a Trivignano contro la chiusura dell’ufficio postale
Una protesta a Trivignano contro la chiusura dell’ufficio postale

Quattro uffici postali destinati alla chiusura nel Comune di Venezia, monta la protesta dei cittadini e l’amministrazione comunale si schiera contro la decisione di Poste Italiane.

Il Venezia 11, l’ufficio nell’isola di Sant’Elena per il centro storico, due uffici a Marghera (Via Longhena, di fatto chiuso già da molti mesi e via Pasini) e poi la conferma della chiusura dell’ufficio di Trivignano.

Nel resto della città e in provincia per altri uffici si disattiva il doppio turno o riducono i giorni di apertura.

«Non possiamo subire passivamente questo pesante provvedimento» fanno sapere i cittadini di Trivignano che hanno subito organizzato una assemblea pubblica che si terrà sabato alle 10 alla sala San Marco.

Proprio Trivignano contro l’ipotesi di chiusura era già scesa in strada, con un corteo, il 5 ottobre scorso. Una manifestazione che ha goduto subito di un sostegno bipartisan con in prima fila il presidente fucsia della Municipalità Francesco Tagliapietra e pure dei consiglieri comunali Pd Emanuela Zanatta ed Emanuele Rosteghin.

All’assemblea di sabato parteciperanno l’assessora ai Servizi al cittadino Laura Besio e Tagliapietra che parla di una «lotta di principi in un contesto di grande fragilità».

L’assessore Besio conferma: «Siamo stati io e Tagliapietra l’8 ottobre all’incontro con la Direzione Nordest negli uffici di villa Querini. Nonostante il nostro tentativo di dialogo non ci sono stati margini per far rivedere le scelte. Una chiusura totale. Noi stiamo al fianco dei cittadini che protestano per la chiusura di sportelli che sono importanti, specie per l’utenza anziana. A Trivignano si va in controtendenza: noi abbiamo salvato la scuola primaria; Poste invece chiude in un paese che non ha neanche più uno sportello bancario» spiega. Anche Venezia, governata dal centrosinistra con Marco Borghi, prepara la protesta. E ci dice: «C’è la nostra contrarietà. Siamo molto preoccupati per questa contrazione dei servizi che impoveriscono ulteriormente il territorio» dice il presidente.

Dallo staff del sindaco Brugnaro si conferma il No alle chiusure. Prima una lettera del sindaco all’ad di Poste italiane Del Fante evidenziando la più viva preoccupazione riguardo al piano di chiusure.

«Ora il sindaco lo farà direttamente ad Agcom, fino ad arrivare al Governo» spiegano a Ca’ Farsetti. «Venezia è una città unica, con un tessuto sociale, ambientale e commerciale molto particolare ed una “specialità” riconosciuta dalla Legge dello Stato, proprio per la peculiarità di unire acqua e terra» ribadisce Brugnaro. «La presenza degli uffici postali non è solo fondamentale per il servizio offerto, ma rappresenta anche un punto di riferimento essenziale per i cittadini, specialmente in un periodo in cui la digitalizzazione e le esigenze di accesso ai servizi pubblici stanno cambiando rapidamente».

A Ca’ Farsetti si confida in un dialogo con Poste Italiane per trovare «soluzioni che soddisfino le esigenze di Poste Italiane, senza compromettere il benessere della nostra comunità, fatta di tanti piccoli centri, quelle che si chiamano “le Città di Venezia” piuttosto che un unico agglomerato urbano» dicono dal Comune.

A Marghera il presidente della Municipalità Teodoro Marolo è decisamente arrabbiato. «Marghera non è un piccolo centro, conta 30 mila abitanti. Tanti sono gli anziani che si rivolgono allo sportello di via Pasini mentre quello di via Longhena alla Cita, purtroppo, è chiuso da tempo. In via Pasini ci sono - l’ho visto con i miei occhi - frequenti code per usufruire dei servizi. E ricordo che Marghera è anche città multietnica, dove vivono tanti lavoratori bangladesi di Fincantieri e che alle Poste fanno pure loro riferimento. Una cosa è certa: di fronte all’annuncio di chiusure, noi combatteremo. Attendo certezze da Poste Italiane e poi ci muoveremo per mobilitare la cittadinanza e le realtà di Marghera contro questa ipotesi inaccettabile».

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