Crisi e famiglie: nel 2013 dimezzati i consumi di benzina

I gestori veneziani dei distributori dei grandi marchi petroliferi patiscono il tracollo nella disponibilità e la concorrenza delle pompe bianche

MESTRE. Il 2013 è stato da incubo per i gestori di pompe di benzina della provincia. Il dato è chiaro: -15 per cento a livello nazionale sui consumi di benzina e gasolio da parte degli automobilisti, ma oltre il 50 per cento in meno a livello locale per la grande concorrenza dell’extra rete, cioè le pompe bianche, la grande distribuzione e i privati. Una situazione che sta mandando al collasso i 470 gestori che fanno riferimento alle grandi compagnie petrolifere, con una moria di impianti che non può passare inosservata.

L’allarme è stato lanciato ieri da Stefano Finotto, presidente provinciale dei Gestori impianti stradali di carburante (Gisc) associata a Confcommercio. «È vero che i consumi sono in picchiata, ma è innegabile che per la nostra categoria la liberalizzazione eccessiva ci sta stritolando. Ormai sono più le pratiche di chiusura gestione che altro e i gestori rischiano realmente l’estinzione, con impianti che poi i gruppi petroliferi di riferimento non smantellano né bonificano: il risultato sono cattedrali nel deserto abbandonate a sé stesse».

Succede che i gestori intascano solo 4 centesimi al litro per il carburante venduto e a detta di Finotto, le compagnie petrolifere non hanno interesse a proseguire l’attività con la categoria. «Perché dal 1998 si attende il processo di riforma legato alla Legge 32, ma nulla è stato fatto», rincara l’esponente della Gisc. «Anzi, si propongono contratti di prestazione d’opera per 9 ore e mezzo al giorno dal lunedì al venerdì più il sabato mattina, l’obbligo di presenza e nessun giorno di ferie. Il tutto per 700 euro al mese. Una cosa al limite dello sfruttamento. La gente a queste condizioni non ci sta, chiude e cambia lavoro, se ci riesce. Un problema che in provincia di Venezia e di Treviso si sente maggiormente, perché si tratta delle due province italiane in cui maggiore è la concorrenza delle cosiddette pompe bianche, cresciute come funghi. La situazione potrebbe cambiare se venissero modificati i contratti tra compagnie e gestori, con la possibilità di prendere in affitto l’area e vendere il prodotto a prezzo di raffinazione. In questo modo il costo del carburante sarebbe più basso di quello delle pompe bianche e ci sarebbe comunque margine di guadagno per il gestore. Motivo per il quale in Austria ho potuto constatare come il gestore di una pompa che fa riferimento a una compagnia presente anche in Italia, riesce a tenere il prezzo 32 centesimi più basso che da noi. Lì le regole sono diverse, il carburante arriva raffinato da Udine e Trieste ma costa meno che da noi. E le accise non c’entrano nulla, sono solo una scusa per prendere in giro i cittadini. Far costare meno la benzina e il gasolio si può, basta volerlo».

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