Crac Popolare di Vicenza sul lastrico 200 famiglie

Cinto. L’allarme del sindaco Falcomer: «La situazione è più grave del previsto con file di correntisti davanti al mio ufficio che temono di aver perso tutto»
Di Rosario Padovano

CINTO. «Non sappiamo nemmeno noi come fare. Ho la fila di gente fuori dal mio ufficio, che temono di perdere tutto. Solo nell’ultimo giorno di ricevimento avevo sette correntisti davanti alla porta. La situazione è più grave del previsto».

C’è molta preoccupazione nelle parole del sindaco di Cinto, Gianluca Falcomer. La crisi della Banca Popolare di Vicenza, rischia di finire fuori controllo nella piccola Cinto, dove sono coinvolte 200 famiglie. Il deprezzamento delle azioni dell’istituto di credito, che a fine anni 90 assorbì la Banca Popolare Udinese (era stato nelle filiali di questa banca che i cintesi avevano affidato inizialmente i loro risparmi) ha portato molti di loro a vivere in una situazione d’emergenza, di poco sopra la soglia di povertà. Sabato scorso si è tenuta a Udine un’assemblea di azionisti della BpVi, organizzata da Federconsumatori.

«La situazione sta divenendo ogni giorno sempre più grave, ci sono le caratteristiche di una vera e propria bomba sociale», spiega preoccupato il sindaco, «il clima di incertezza legato alla ricapitalizzazione, poi, non aiuta. Non si sa bene qual è, ad esempio, il ruolo de fondo Atlante». Gianluca Falcomer ha preso appunti e ha ascoltato le storie di chi ha bussato alla sua porta, nella stanza del sindaco. «Sono vicende drammatiche», prosegue Falcomer, «sono sicuro che altre persone si faranno avanti. Sono pronto a ricevere chiunque». Sfidando la proverbiale riservatezza dei cintesi, specie in questi casi dove si annida un po’ di vergogna, il sindaco Falcomer aveva infatti rivolto un appello proprio ai correntisti di Cinto della BpVi, affinchè si facessero avanti. A oggi non risultano aziende cintesi coinvolte nel crac. Questo è un problema che riguarda in particolare la vicina regione Friuli. Pare che lì i titolari di molte fabbriche abbiano investiti ingenti capitali nelle azioni dell’istituto di credito. «A noi invece», conclude il sindaco, «risulta che soltanto un’azienda di Cinto abbia impegnato dei fondi nella banca. Anche qui attendiamo che altre persone, vittime del sistema, si facciano avanti». La vicenda del deprezzamento delle azioni della Banca Popolare di Vicenza era venuta a galla quasi un mese fa, quando si seppe, da fonti legali, che una risparmiatrice di Cinto aveva perduto 400mila euro, restando vittima di un ictus dovuto allo stress per la delusione patita.

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