Covi e bersagli, Venezia nel mirino dell’Is

Lo rivela l’«Espresso» citando fonti dei Servizi: rete di fiancheggiatori per le cellule siriane e albanesi del terrorismo islamico
Un frame del video dell'Isis pubblicato dal sito Site dal titolo "Un messaggio firmato con il sangue alla Nazione della Croce", che mostra la decapitazione "di decine" di persone in Libia, 15 febbraio 2015. ANSA/SITE ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++
Un frame del video dell'Isis pubblicato dal sito Site dal titolo "Un messaggio firmato con il sangue alla Nazione della Croce", che mostra la decapitazione "di decine" di persone in Libia, 15 febbraio 2015. ANSA/SITE ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

VENEZIA. Venezia nel mirino del terrorismo di matrice islamica: per la prima volta il capoluogo veneto compare nella lista degli “alert”del Viminale, ovvero nell’elenco degli scenari potenzialmente “caldi” come possibile obiettivo, o anche come covo sicuro dove nascondersi, degli jihaidisti. La notizia è apparsa ieri sera sul sito dell’«Espresso», con un servizio firmato da Piero Messina. «È una notizia che apprendiamo anche noi da fonti di stampa nazionale», ha chiarito in serata il questore di Venezia, Angelo Sanna, interpellato sulla questione, «Stiamo verificando e approfondendo le informazioni in queste ore».

L’alert è scattato dopo che i servizi segreti hanno segnalato il possibile rientro in Italia, con meta proprio Venezia, di “foreign fighters”, ossia reduci dal conflitto armato in Siria. Secondo quanto riportato dall’Espresso, il primo della lista è Ahmed Dughaim, siriano di 40 anni, che sarebbe pronto a fare rotta su Venezia perché in possesso di un «contratto di lavoro». Dughaim, si legge nell’articolo del settimanale, è già stato residente nella città lagunare dove ha vissuto per alcuni anni prima di intraprendere la strada della jihad islamica. Dal settembre del 2012 avrebbe combattuto al fronte siriano a sostegno dell’Islamic State. Avrebbe anche diversi agganci in Svezia, come avrebbero monitorato gli investigatori dell’antiterrorismo del Viminale. E proprio dalla Svezia potrebbe rientrare a Venezia assieme ad alcuni familiari. L’altra minaccia per Venezia è rappresentata da una cellula islamista albanese, Baftjar Bruka, 24 anni, alla guida di un gruppo terroristico e ricercato con un mandato di cattura internazionale per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo. Secondo gli investigatori, sarebbe stato tra le menti e gli esecutori di tre attentati a catena a Tirana, di cui due andati a segno ad un centro ospedaliero e all’appartamento di un dirigente della polizia anticrimine, il 10 febbraio 2015. Il terzo colpo, alla stazione degli autobus della capitale albanese, era stato sventato. Il tritolo venne attivato da un cellulare: un ordigno, questo, di cui Baftjar è uno specialista nella costruzione. Secondo l’Espresso, Baftjar è un nome noto agli investigatori italiani: nel 2013 è stato fermato prima a Pisa e poi alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze. L’anno successivo, era febbraio, Baftjar sarebbe stato fermato dalle forze dell’ordine per un controllo proprio a Venezia, in Campo Santi Apostoli. L’antiterrorismo avrebbe individuato e mappato in laguna una rete di fiancheggiatori del terrorista albanese che potrebbero agevolare il suo arrivo a Venezia. L’allerta per il terrorismo in laguna, dopo l’indicazione giunta dal Viminale, è destinata a crescere ulteriormente. Finora minacce terroristiche erano state ricevute da Roma e da Milano.

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