«Così chiudete le darsene» In piazza scatta la protesta

I titolari dei porticcioli sul Brenta contro la collocazione della barriera anti sale «Sappiamo che serve alla città, ma quel progetto in quel punto farà solo danni»

CHIOGGIA. Sit-in di protesta davanti il municipio, giorno e notte, ad oltranza. Questa l’ultima arma pacifica dei titolari delle sei darsene sul Brenta che contestano la collocazione dello sbarramento per il cuneo salino carrabile nella parte superiore per i danni che comporterà alla nautica.

Dopo 7 anni di battaglie, a colpi di denunce pubbliche e ricorsi al Tribunale amministrativo regionale (Tar), gli imprenditori nautici da stamattina alle 10 “vivranno” davanti il municipio finché qualcuno non darà loro delle risposte chiare. Lo hanno gridato in tutte le sedi possibili, ma arrivati alla fase conclusiva dell’iter per il ponte hanno deciso di tentare l’ultima carta.

«Di solito si protesta con megafoni», spiega Marino Masiero a nome dei ricorrenti, «noi invece abbiamo scelto una manifestazione silenziosa e civile, sullo stile gandhiano. A volte fa molto più chiasso il silenzio. E noi saremo lì giorno e notte a testimoniare con la nostra presenza sotto le stelle che le pubbliche amministrazioni si stanno per assumere la responsabilità di far chiudere attività turistiche importanti e che creano lavoro. Le nostre aziende falliranno perché il 70% del nostro fatturato deriva da piccole imbarcazioni che con lo sbarramento avranno problemi di accessibilità».

Gli imprenditori non contestano l’utilità dello sbarramento, che fermerà la risalita dell’acqua marina sul fiume, evitando problemi all’agricoltura e alla qualità dell’acqua potabile, ma la collocazione del ponte che impedisce la normale navigabilità e crea anche effetti di reflusso per le acque di scarico del depuratore.

«Noi chiediamo almeno che l’amministrazione calcoli i danni che l’opera causerà», continua Masiero, «danni che non vogliamo ricadano, come per la darsena di San Felice, sulla testa dei cittadini, ma che devono pagare di tasca loro gli amministratori che si sono assunti la responsabilità di portare avanti un progetto scellerato, mettendo la testa sotto la sabbia».

A loro, quindi, non resta che presentarsi in piazza per ricordare agli amministratori i problemi della loro categoria. Durante i giorni di protesta gli imprenditori raccoglieranno anche le firme di chi supporta la loro battaglia e nel gazebo ospiteranno altri rappresentanti del mondo del turismo solidali. Di notte il gazebo sarà tolto, per disposizioni della Questura, e dormiranno open air. «Il cuneo salino», sostengono i ricorrenti, «si poteva bloccare con un sistema in gomma gonfiabile, come fanno nel resto d’Europa, ma sarebbe costato troppo poco…».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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