Corteo acqueo e festa sulle rive: settantamila invadono Venezia
VENEZIA. Lo scoppio popolare». È così che ieri mattina Giovanni Giusto, consigliere delegato alle tradizioni e presidente delle Remiere, ha chiamato il trionfale ingresso della gigantesca Pantegana di cartapesta nel Rio di Cannaregio. Il topone grigio dagli occhi rossi ha inaugurato con un botto il Carnevale dei veneziani, facendo fuoriuscire dalla sua pancia decine e decine di palloncini rossi.
La prima domenica di Carnevale è stata un successo con l’arrivo di circa settantamila curiosi che hanno invaso la città: la cifra è stata fatta da Marco Agostini, comandante della Polizia municipale che ha assicurato lo svolgimento senza intoppi di tutte le iniziative. Assalto ai mezzi di trasporto, ma non si sono segnalati problemi particolari.
Tra il Ponte delle Guglie e il Ponte dei Tre Archi c’erano quindicimila persone, giunte per guardare il corteo acqueo delle Remiere di voga alla veneta e per assaggiare cicchetti e vino offerti dai commercianti dell’Aepe. «È stato un risveglio stupendo», ha detto il direttore artistico Marco Maccapani, «e se questa è la premessa, non possiamo che aspettarci un Carnevale partecipatissimo con San Marco vissuto da turisti e veneziani».
La bella giornata ha contribuito alla riuscita dell’evento: il solo ha illuminato per tutta la mattina le rive, rendendo piacevole stare fuori. «Ci sono più vogatori dello scorso anno», ha detto Giusto. «Un’occasione per mostrare a chi crede la città disabitata che i veneziani ci sono. Una volta a Carnevale i veneziani scappavano, ora rimangono, segno che ci stiamo riappropriando della città e non vogliamo che diventi un museo».
Corteo. Emanuele Pasqualin della Compagnia Pantakin ha raccontato dal palco il Carnevale. Il corteo ha incantato il pubblico. Barche trasformate in atolli galleggianti, banane e una perfino nella zucca di Cenerentola, senza contare i vogatori diventati preti e suore, indiani Sioux, Minions e cuochi di Alice nel Paese delle Meraviglie. Non sono mancate le tradizionali caorline travestite da magoga, astice, cavalluccio marino, pesce e, novità di quest’anno, da gallo. La peàta più grande delle Remiere ha chiuso il corteo con un gruppo di gondolieri a bordo che hanno cantato canzoni veneziane. La barca più attesa e amata rimane comunque la gigantesca Pantegana, una gioia per i bambini e un simbolo per i veneziani.
Cicchetti e spritz. Verso le 12.30, i venti banchetti dell’Aepe hanno iniziato a offrire le specialità veneziane: 40 tipi di piatti tra pasta e fasioi, bigoi in salsa, baccalà e galani e 50 damigiane di vino da 50 litri per un totale di circa 30 mila cicchetti e 2.500 ombre e spritz. Tutto spazzato via nel giro di un’oretta. «Ormai è un appuntamento tradizionale», hanno detto Roberto Miracapillo ed Ernesto Pancin dell’Aepe, «una delle poche occasioni che abbiamo come categoria di fare gruppo e di mostrare il forte legame che abbiamo con la città».
Maschere. Poche maschere, ma tanti accessori colorati. Qualcuno però attende il Carnevale per travestirsi, come il tronco con tanto di cicogna appoggiata su un ramo che camminava tra la gente: «Sono travestito da elfo», ha detto Gianluca Finesso, metalmeccanico di Padova, «per sensibilizzare il tema dell’ambiente. Il mio è un monito a rispettare il pianeta, gli insetti e gli animali».
«Mi è piaciuto molto», ha detto il piccolo Luca Pilla accompagnato dai genitori Marco e Angela, «anche se le rive erano piene e speravo che la Pantegana arrivasse proprio sotto il Ponte dei Tre Archi per vederla da vicino».
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