Corteo acqueo e alzaremi per Strigheta
Un corteo di gondole lungo il Canal Grande. E una folla immensa nella Basilica di San Giovanni e Paolo, per dargli l’ultimo saluto. La città ha abbracciato ieri Bruno Strigheta, campione del remo morto a 63 anni. Grande affetto e tanta commozione per un regatante che si era fatto voler bene da tutti. Figlio d’arte del grande “Gigio” Strigheta, tecnica sopraffina e un record che resiste: Bruno ha vinto tutte le regata comunali, sia a poppa che a prua in Regata Storica.
Il Canal Grande che lo ha visto tante volte protagonista di regate entusiasmanti ha ospitato ieri in silenzio il corteo acqueo che lo ha trasportato in chiesa. In testa la diesona, gondola a dieci remi bardata a lutto. A bordo con la divisa di gala i regatanti che hanno vogato con lui in oltre 40 anni di sfide ai massimi livelli. Il fratello Franco nel posto d’onore («Ringrazio tutti, sono commosso», è riuscito a dire), vincitore con lui delle Storiche nel 1985 e 1986; Gianfranco Vianello “Crea”, Bepi Schiavon “Bufalo”, Giampaolo D’Este, Roberto Busetto, Davide Prevedello, Umberto Costantini “Burielo”, Vittorio Orio, Nino “Crea”. La diesona e le barche delle remiere che fanno l’alzaremi, una trentina di gondole che lo hanno scortato in silenzio. «Abbiamo dovuto fermarle, non ci stavano più», dice il presidente dei gondolieri Aldo Reato, «Bruno era benvoluto da tutti». La prova è la grande Basilica strapiena di gente. Parenti, amici, gondolieri al gran completo, il commissario Vittorio Zappalorto con fascia tricolore in rappresentanza della città, il presidente di Vela Piero Rosa Salva, l’assessore Maurizio Orazio per il Cavallino, dove Bruno era andato ad abitare molti anni fa. «Amava lo sport ma anche la sua famiglia», ha ricordato dal pulpito il parroco di Ca’ Savio don Alessandro Panzanato.
In chiesa qualche migliaio di persone in silenzio. Tanti, quanti forse non ne aveva visti nemmeno il grande “Gigio”, scomparso dieci anni fa. Le tre figlie gli danno l’addio commosso dall’altare: «Le tue sette donne ti salutano, sarai sempre con noi». Benito Vignotto, presidente dell’Associazione regatanti, ne ricorda la grane figura di campione. I gondolieri la sua commozione il giorno che ebbe l’onore insieme a D’Este, Rudi Vignotto e al fratello Franco, di portare in gondola papa Benedetto XVI. Una tradizione di famiglia, dato che il padre Strigheta di papi ne aveva portati in gondola tre, Paolo VI, Albino Luciani e Karol Wojtila, Giovanni Paolo II.
Ci sono gli amici della Ducale e del Giglio, i gondolieri del Molo e della Canonica. I presidenti delle remiere, la Vogaepara di Burano al gran completo. Di Bruno tutti ricordano il sorriso, appena offuscato dalla malattia negli ultimi mesi. La disponibilità a discutere e a parlare con tutti. Nessun rancore quando si arrabbiava, e nelle regate non è raro, con gli avversari. E la grande modestia. «Per dargli un premio abbiamo dovuto farlo a sorpresa», ricordano i gondolieri, «se no avrebbe rifiutato».
L’11 novembre, giorno di San Martino, Burano e il mondo della voga si erano riuniti da Romano per ricordare con una mostra fotografica i dieci anni della morte di Gigio Strigheta e le sue gesta leggendarie. Bruno mostrava già i segni della malattia, ma aveva voluto esserci. Si era commosso al momento della foto ricordo, con i campioni del passato e i “re del remo” Sergio Tagliapietra “Ciaci”, Gianfranco Vianello “Crea”, Palmiro e Bepi Fongher e i campioni degli ultimi vent’anni, i cugini Rudi e Igor Vignotto, Giampaolo D’Este.
Ieri all’uscita del feretro sul sagrato la gente ha applaudito, molti avevano gli occhi lucidi. «Con Bruno Strigheta se ne va un grande campione», commenta Crea.
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