Cortellazzo deserta: «Ormai sta morendo bisogna rilanciarla»

JESOLO. La frazione fantasma che vorrebbe diventare Comune. Al mercoledì Cortellazzo, praticamente non esiste. Resta solo la farmacia e la tabaccheria. Poi tutto chiuso come di domenica. E negli altri giorni non va tanto meglio. Ci si mette anche l'illuminazione, a dir poco insufficiente e spesso mancante, a spegnere le ultime speranze per questa frazione di duemila anime che sta perdendo tutto.
Luigi Serafin, consigliere comunale della lista civica Tutti per Jesolo, aveva lanciato la provocazione: «Facciamo un referendum per chiedere ai residenti se vogliono che si diventi un Comune autonomo». Forse un po' troppo, in tempi in cui i Comuni e le Province scompaiono piuttosto che nascere, ma adesso almeno si parla del futuro di Cortellazzo-Jesolo Pineta. Un lembo di spiaggia, separato dalla Laguna del Mort verso Eraclea dalla foce del Piave, che ha alle spalle la frazione di pescatori.
Negli anni era cresciuta attorno al business della pesca e dei ristoranti dimenticando la terra e le coltivazioni che pure rappresentavano una risorsa. Adesso l'edicola è scomparsa, ha chiuso anche il supermercato. Tra ristoranti in ferie e attività chiuse, restano solo la farmacia del dottor Scaroni e la tabaccheria di Bars, Luciano e la figlia Roberta.
«Mancano i servizi», dice la graziosa Nedi Miozzo, dietro al banco della farmacia, «siamo diventati un dormitorio purtroppo». Due clienti, Alfieri e Nerella Lunardelli, scuotono la testa: «Sarà sempre peggio di questo passo».
In piazza del Granatiere non ci sono neppure le strisce pedonali, mentre sono solo tre le corse in autobus per Jesolo Paese. E che dire del cantiere per le nuove chiuse, i cui lavori continuano da anni. Qualcuno se la prende con i politici: «Li senti per prendere voti, ma poi il Comune non fa nulla per Cortellazzo». Eppure ha aperto anche una banca, il Credito cooperatico di Marcon, che sembra funzioni con i correntisti locali, tanto che la dirigenza dell'azienda di credito è soddisfatta e programma di crescere ancora con il suo unico sportello. «Abbiamo la tabaccheria da 40 anni», dicono Luciano e Roberta Bars, padre e figlia, «ma abbiamo dovuto rinunciare all'edicola. La crisi ha il suo peso e oggi ci sono anche tanti supermercati che portano via la gente da queste zone».
Lorenzo Ongaro della pescheria centrale lungo la foce del Piave è un altro dei capisaldi della frazione con la sua "Gilomar": «È vero che i centri e i parchi commerciali hanno spostato le famiglie, ma dobbiamo fare qualcosa, far squadra tra commercianti e reagire». Curiosamente è un cittadino marocchino, Khetta Thami, ad aver investito nel ristorante pizzeria Onda Blu lo scorso aprile. Ogni tanto fa anche serate a base di cous cous. «Noi ci crediamo», dice, «e infatti siamo gli unici aperti di questi tempi. I clienti arrivano se proponi qualcosa di nuovo e ci piacerebbe diventare un punto di riferimento».
Sono finiti gli anni della "Jesolo da bere", dei ristoranti a base di pesce che facevano il pieno di cresime e matrimoni, quindi di orde di clienti e turisti da tutta Italia ed Europa, seduti a tavola a mangiare per ore. Ci vuole qualcosa di nuovo che può davvero provocare l’atteso rilancio? Cortellazzo ha la sua chiesa, la banca e la farmacia. Nonostante questo sta lentamente morendo.
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