Corte dei Conti, processo a Calatrava: "Danni erariali per 3,8 mln"
VENEZIA. I numeri della telenovela Ponte della Costituzione sono da capogiro: doveva essere costruito in 456 giorni e lo fu in 2052, doveva costare 6,7 milioni (da progetto esecutivo) e ne costò 11,6. Da ieri - dopo dieci anni di indagini contabili intrecciate con la costruzione, un anno di sospensione in attesa che la Cassazione autorizzasse la citazione di Santiago Calatrava (come ha poi fatto), due udienze - il boccino è nelle mani dei giudici della Corte dei Conti, con il presidente Buscemi e i giudici Comite e Di Cecilia in camera di consiglio per decidere se il Ponte della Costituzione sia un’opera d’arte architettonica costata quel che è giusto o un’opera pubblica claudiacante, che necessita di continua manutenzione.
La Procura sostiene che all’Erario è costata 3,88 milioni di euro di troppo e ieri ha contestato altri 37 mila euro, da aggiungersi gli 816 mila della voce manutenzione tra 2009 e 2013, tra monitoraggi e sostituzione di gradini rotti (5 le lastre attualmente in frantumi). Ora i giudici dovranno stabilire se danno erariale c’è stato del tutto, in parte o non c’è stato per niente e - in caso - a chi addebitarne la responsabilità tra i quattro professionisti citati a giudizio dal procuratore regionale Carmine Scarano: l’archistar Santiago Calatrava e i tre ex dirigenti pubblici tra responsabile unico del procedimento e direttori lavori (Roberto Scibilia, Salvatore Vento e Roberto Casarin).
Il procuratore contesta una serie di errori progettuali e nella gestione dell’appalto, ai quali si sarebbe posto rimedio in corso d’opera, con varianti e aumenti di costi e di tempi. Ieri accusa e difesa hanno incrociato i fioretti e non se le sono mandate a dire, con qualche colpo basso. «Nei cittadini c’è un forte senso di scoramento verso le istituzioni», ha iniziato il procuratore Scarano, «davanti a opere pubbliche la cui realizzazione è durata più del necessario e sono costate più del preventivato: serve una risposta di giustizia», anche se «è vero che qui c’è un convitato di pietra: la politica che ha insistito per realizzare il ponte di andare fino in fondo», «e non si dica che è stato un progetto regalato: Calatrava ha ricevuto 92 mila euro come consulente architettonico e 490 mila euro per gli elaborati costruttivi».
La Procura ha citato le perizie del proprio consulente architetto Roccatagliata, del perito della Procura penale (che poi archiviò l’indagine) ingegner Leggeri, del consulente del Comune ingegner Majawiecki, le delibere dell’Autorità di vigilanza dei lavori pubblici, tutte a contestare errori nella redazione del progetto e nell’appalto. «Si è detto che questo è stato un prototipo dalla gestazione difficile, ma l’architetto Calatrava ha avuto i suoi problemi anche all’estero. È stato condannato a 3 miloni di multa a Oviedo per un crollo, a Bilbao ha avuto gli stessi problemi di rottura dei grardini in vetro», ha attaccato il procuratore Sacrano, mostrando foto di due giorni fa della fondamenta sconnessa, «un ponte che è nato male per le spinta sulle fondamenta, con un esperto come l’ingegner Creazza che suggerì un intervento di tiranti in microtunnel che non si volle fare. Un appalto sbagliato fatto per strade e non per opere d’acciaio, affidandolo al maggior ribasso alla Cignoni: ci si è rivolti all’officina sotto casa per fare una Ferrari. Così si ricorse al subbappalto alla Lorenzon, con conci fatti, gettati e rifatti, profili portati da 25 a 35 mm per rafforzarli. E un Rup sta lì anche per dire che un’opera non si può fare, non solo per l’indennità».
«Tutti i periti», ha concluso Scarano, «sono concordi: il ponte si muove: un cm sulle sponde corrisponde a 7 centimetri sull’asse verticale, tanto che vennero introdotti i martinetti idraulici per ovviare a questo inconvenienti. Si muove al punto che anche l’ovovia - che sarà oggetto di un’altro processo - non funziona». Sin qui l’accusa: parola ai giudici, tra qualche mese.
La difesa. «Il ponte è attraversato da migliaia di persone, ogni giorno, da 6 anni, è stabile: circolano troppe illazioni per mettere in cattiva luce l'architetto Calatrava, mai condannato per una sua opera.
La multa di Oviedo è in primo grado e relativa al cedimento di un ponteggio», così l'avvocato Pierluigi Piselli replica alla Procura. «Non c'è stato alcun errore progettuale», insiste Piselli, puntando l'indice contro «l'eccesso di prudenza del collaudatore Enzo Siviero» nel richiedere monitoraggi «annuali come se ci fossero stati reali criticità che non c'erano, creando un allarmismo ingiustificato: se ci fosse stato rischio, doveva farli ogni 3 mesi. Il ponte è bellissimo non si muove più».
Liquidando come di parte e concorrenza tra architetti le consulenze dell'accusa, gli avvocati Alfredo Biagini e Vittorio Domenichelli - top del forto per i dirigenti comunali - citano un'unica perizia: quella del Tribunale al quale il Comune si è rivolto per un accertamento tecnico preventivo nell'ipotesi di fare causa a Calatrava, finendo poi per citarlo in quella che la Cignoni ha intentato a Ca' Farsetti, chiedendo altri 10 milioni di euro. Perizia che riduce gli errori progettuali 500 mila euro, «molto meno del 20% previsto dalla legge per rescindere un appalto. Non c'è alcuna colpa grave da parte dei dirigenti», rileva l'avvocato Biagini, «da cittadino capisco la stizza davanti all'aumento dei costi, ma bisogna vedere se i prezzi a gara erano sostenibili: la norma impone l'aggiudicazione all'offerta più bassa».
I martinetti introdotti per rimettere in assetto il ponte? «Migliorie. L'amministrazione voleva un simbolo come porta della città e ha scelto di stressare l'ingegneria all'estetica». Ponte voluto dalla giunta Cacciari. «Quale funzionario avrebbe potuto decidere contro il suo sindaco, il suo assessore?», ha detto il professor Domenichelli, «E poi a quale titolo contestare errori a un'archistar come Calatrava se una società nazionale certificata ne ha validato il progetto? Il ponte, comunque non si muove». Poi - sostiene la difesa - per quattro varianti su 5 c'è la prescrizione a partire dal 2007. (r.d.r.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia