Corruzione, Brentan si lamenta: «Pena eccessiva»

L'ex amministratore dell'Autostrada Venezia Padova condannato a 3 anni di reclusione per una mazzetta di 65 mila euro
Lino Brentan, ex amministratore delegato dell'autostrada Venezia Padova
Lino Brentan, ex amministratore delegato dell'autostrada Venezia Padova

VENEZIA. Con i 3 anni di reclusione che gli ha inflitto lunedì il giudice Andrea Comez (con rito abbreviato, a fronte dei 5 anni chiesti dai pm Ancilotto e Buccini) l’ex amministratore delegato delle Autostrada Venezia-Padova Lino Brentan rischia di diventare il più “cattivo” dell’inchiesta Mose, pur a fronte di accuse (65 mila euro di mazzette, per la terza corsia della tangenziale di Mestre) ben inferiori a quelle di altri protagonisti dell’inchiesta veneziana del secolo. Almeno sulla carta delle sentenze già scritte e in attesa di appelli e Cassazione. Tre anni di reclusione. Più dei 2 anni e 9 mesi patteggiati dall’ex presidente della Regione Giancarlo Galan, che si è anche visto confiscare Villa Rodella a fronte di 2,6 milioni di euro di multa ed è in questi giorni in attesa di sapere se le sue condizioni mediche gli eviteranno quanto meno di tornare in galera: Galan era accusato dalla Procura di essere stato a libro paga milionario della cricca Mazzacurati-Baita per pilotare non solo i fondi per il Mose, ma altri project financing veneti a favori di aziende amiche, delle quali era socio occulto. Tre anni: una pena più pesante di quella patteggiata dall’ex assessore Renato Chisso, che in galera c’è tornato proprio in questi giorni, per completare quei 2 anni e mezzo 6 mesi di reclusione (e 2 milioni di multa) pattuiti tra accusa e difesa per lo “stipendio” da 250 mila euro l’anno che la Procura gli contesta di aver preso da Mazzacurati & soci. «Non ho parole: una cosa che non sta né in cielo, né in terra», si limita a commentare Brentan al telefono di casa a Campolongo. Già politico di lungo corso come assessore provinciale degli allora Ds, nell’inchiesta Tangenti Mose Brentan è entrato per un troncone paralello, accusato di “corruzione per induzione”. Così, resta con la bandiera nera in mano, in attesa che la Procura di Venezia chieda il rinvio a giudizio proprio degli ideatori della rete di tangenti e finanziamenti illeciti che ha ammorbato per anni la salvaguardia a Venezia e il Veneto - l’ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati ha messo per scritto le sue accuse prima di perdersi nella demenza senile in California, l’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita ha riempito faldoni di accuse ed è tornato in attività con una sua società. «È perché non ha mai parlato e si è difeso: sono curioso di leggere le motivazioni della sentenza, perché Brentan era accusato di aver convinto la Fip a non fare ricorso al Tar contro Sacaim. La Fip ha avuto lavori in subappalto e si è evitato il blocco del cantiere», commenta il suo avocato Giovanni Molin, che già annuncia ricorso in Appello. Corte che ha già fatto un’altra volta lo sconto a Brentan: al suo attivo, infatti, una condanna a 4 anni e 5 mesi in primo grado, ridotta a 2 anni e 4 mesi in Appello e ora pendente in Cassazione, per (presunte) tangenti per 185 mila euro da una cerchia di imprenditori-amici che avrebbe favorito nella consegna dei lavori.

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