Coronavirus, riapre il mercato di Chioggia: prezzi sui “pizzini” anziché detti all’orecchio

CHIOGGIA. Martedì giorno di asta pomeridiana al mercato ittico di Chioggia, dopo una sospensione durata due settimane, dovuta alla decisione dell’intera flotta peschereccia chioggiotta di non prendere più la via del mare, a causa dell’emergenza dovuta alla diffusione del coronavirus.
Martedì la riapertura, almeno parziale, delle vendite pomeridiane, anche se in realtà la maggior parte dei motopescherecci, soprattutto quelli di alto mare, non si sono staccati da riva. Il “Nonna Gina” , che aveva deciso di rompere “l’embargo” la settimana scorsa, aveva aperto la strada, altri si sono accodati, ma si tratta solamente di sei o sette natanti di stazza inferiore ai 15 metri. Fatto sta che, comunque, che al mercato, un po’di pesce fresco e di assoluta qualità ne è arrivato. La sirena dell’apertura della sala aste agli acquirenti suona alle 15 precise.

C’è un discreto numero di commercianti, le casse di pesce però non sono molte e si vendono praticamente singolarmente, impensabile quando si è a pieno regime. Dentro il grande salone tutti indossano mascherine e guanti, ma i custodi del mercato faticano non poco a far rispettare le distanze di sicurezza. Del resto, per comprarlo, il pesce bisogna guardarlo da vicino, per poter quindi stabilirne un prezzo.
E qui si entra nell’asta vera e propria che, normalmente si fa ad orecchio, con l’astatore che ascolta e valuta le proposte dei commercianti. C’è chi ci prova, nonostante le restrizioni da covid-19, ma viene subito richiamato dall’amministratore unico di Sst, la partecipata che gestisce il mercato ittico, Emanuele Mazzaro. E allora il prezzo sussurrato all’orecchio diventa un pizzino scritto e mostrato senza che gli altri vedano, all’occorrenza va bene anche un block-notes o addirittura lo schermo di un telefonino. L’asta è piuttosto fiacca, ma quel poco che c’è si vende tutto. «Si riesce a prendere la giornata» dice un operatore «e così si sopravvive, anche perché se aspettiamo i soldi dall’Europa stiamo freschi».

Siamo nella settimana di Pasqua, in tempi normali, settimana di grandi pescate e di grandi affari. «Nel mese di marzo» commenta Mazzaro «abbiamo avuto un calo della produzione di circa il 78 percento, però vogliamo dare il segnale che siamo vivi, che il mercato, visto che lo permette l’attuale Dpcm, c’è, è aperto, nonostante avessimo avuto pressioni da ogni parte per tenerlo chiuso».

In mare poche barche, gli altri, i più grandi, se ne sono rimasti a riva. «Purtroppo» continua Mazzaro «manca una vera e propria regia, gli armatori non riescono a mettersi d’accordo. Fossero usciti a scaglioni ne avrebbe guadagnato l’intera flotta, invece c’è il rischio che dopo Pasqua escano tutti, facendo così crollare il prezzo». E, infatti, oggi i prezzi sono ancora piuttosto sostenuti: le seppie battute a 11 euro, i calamari grossi a 27, i calamaretti a 22, le sogliole a 17. «Con i ristoranti chiusi» commenta un altro astatore «si fa più fatica a vendere pesce di qualità, ma la voglia di ripartire è tanta». —
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