Coronavirus a Venezia: addio Valter, quinto lutto per la moglie
La donna aveva già perso altri quattro congiunti. E Valli ripiomba bell'incubo. Altre tre vittime in provincia, Salzano piange padre Giuseppe Gabrin

VENEZIA. Altre tre vittime del coronavirus in provincia, più un sarcerdote. Intanto Valli di Chioggia ripiomba nell’incubo. Ottavo lutto nella piccola comunità con la morte ieri mattina di Valter Santinato, 62 anni, da più di un mese ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale di Dolo.
Valter era il fratello di Antonio Santinato, 51 anni, morto sempre di coronavirus il primo aprile. Ne era anche il tutore perché Angelo era gravemente disabile dalla nascita e dopo la morte della madre si era trasferito a casa del fratello che lo accudiva assieme alla moglie Tiziana. Valter era anche grande amico di Angelo Santinato (stesso cognome, ma nessuna parentela), 69 anni, il meccanico del paese, morto di coronavirus, sempre a Dolo, il 24 marzo, cognato di Antonio “Titti Garbin”, 81 anni, morto il giorno prima.Lutti che si intrecciano a altri lutti dallo scorso 8 marzo, in una lunga catena che non dà tregua a Valli, che più di ogni altro scampolo di Chioggia sta pagando il prezzo dell’epidemia.
Otto morti su 29 totali del Comune. Lutti che si accaniscono in particolare su alcune famiglie. La moglie di Santinato, Tiziana Bertaggia, dall’8 marzo ha perso cinque persone. Il cugino, Fiorello Bertaggia, 68 anni, prima vittima del corona a Valli, suo zio, Nino Bertaggia, 97 anni, padre di Fiorello, morto a casa due giorni dopo il figlio, prima di aver eseguito il tampone, il cognato Antonio che accudiva assieme al marito e la domenica di Pasqua, un altro zio, Egisto Bertaggia, 91 anni, ospite della casa di riposo Casson di Sottomarina, morto all’ospedale di Dolo.
«Un dolore senza fine», spiega la moglie Tiziana, «Valter era una persona molto generosa, buona, disponibile con tutti, un gran lavoratore, un marito e un padre eccezionale, sempre vicino e presente per la sua famiglia. Non riusciamo a darci pace». Accanto a lei ieri, straziati dalla perdita, i due figli, Federica e Fabio. A confortarli centinaia di telefonate e messaggi giunti da parenti e compaesani, tutti sconcertati dalla morte di Valter. «Un uomo buono», ricordano in molti, «sorridente e affabile. Era lo storico commesso del Mercatone Uno, prima a Valli e poi a Tribano, gran appassionato di computer e tecnologia. Aveva avuto un brutto incidente un anno fa, era stato ricoverato a lungo, ma si era ripreso bene. Abbiamo fatto tutti il tifo per lui, speravamo che potesse sconfiggere il virus. Il nostro abbraccio virtuale va alla moglie Tiziana, così pesantemente colpita dai lutti, e ai due figli».
Sconvolto dalla notizia anche il parroco, don Massimo Fasolo, ancora in convalescenza. «Sono profondamente addolorato», spiega don Massimo, « abbiamo sempre sperato nella preghiera che Valter ce la potesse fare. Condoglianze alla nostra generosa parrocchiana Tiziana (attiva nel circolo Noi Il Sale e nel gruppo sagra ndr) e ai figli. Chiediamo aiuto al Cristo Risorto per sostenere in questo momento di dolore la famiglia e l’intera comunità di Valli». La frazione era ancora molto scossa dalla morte di Eros Seda, 73 anni, l’ex portiere del Venezia e della Roma a fine anni Sessanta, settima vittima del virus, quando ieri ha dovuto allungare l’elenco dei croci.
LIDO DI VENEZIA
Angelo Nalesso non ce l’ha fatta e il Lido di Venezia piange un’altra vittima da Covid-19. I primi sintomi della malattia l’avevano strappato dalla sua famiglia 45 giorni fa e dopo un periodo al Civile di Venezia, Nalesso era da diverse settimane in terapia intensiva nella struttura di Villa Salus. Nalesso aveva 91 anni, uno stato di salute invidiabile nonostante l’età anche per via delle lunghe passeggiate in compagnia di sua moglie, Loredana, a cui era abituato.
Prima della meritata pensione, Nalesso aveva lavorato per una vita nei negozi Croff, specializzati in accessori per la casa, la cucina e il bagno. Per lunghi anni, ha rivestito il ruolo di direttore di tre filiali in centro storico: San Lio, Mercerie e San Bortolomeo. «Un uomo meraviglioso, amato da tutto», così la moglie, Loredana, ricorda con commozione l’uomo che ha accompagnato la sua vita negli ultimi 44 anni. Appassionato di lettura, libri e giornali erano il suo pane quotidiano. Prima della malattia, Nalesso non aveva mai avuto problemi di salute significativi. Nelle ultime settimane di ricovero, i segnali di miglioramento c’erano stati. E avevano fatto sperare tutti, medici e familiari. «Era un uomo pieno di vita e di spirito», dice ancora la moglie, «i medici si dicevano fiduciosi per il buon esito della cura farmacologica a cui era stato sottoposto. Poi la situazione è precipitata nel giro di 24 ore».
E al dolore della perdita si aggiunge il dolore di non averlo potuto assistere da vicino. Una ferita, questa, condivisa dalle migliaia di famiglie stravolte da un virus subdolo che uccide e tiene a distanza le persone. «Ero riuscita a vederlo il giorno prima che se n’andasse», dice con un filo di voce la moglie, «l’avevano svegliato e ho potuto dargli un ultimo saluto. Avevo capito la gravità della situazione». Come per le migliaia di vittime da Covid, il funerale sarà in forma privata e con una rapida benedizione come imposto dalle norme di contenimento.
DOLO
Tutta Sambruson piange la morte di Leopoldo Fecchio di 69 anni morto per complicanze a causa del Covid. L’uomo era stato co–titolare di un negozio di calzature in piazza Brasaura nel centro del paese. Un negozio che ha continuato a gestire fino a pochi anni fa insieme al fratello Luigi ora 85 enne. L’uomo da qualche tempo si trovava come ospite alla casa di riposo di Mira “Adele Zara”. L’uomo che non era sposato e aveva anche fatto per anni l’impiegato all’Inpdap di Mestre abitava in via Stradona. «Leopoldo – ricorda il parroco emerito don Amelio – era una persona generosa, umanissima e semplice. Proprio per questo era benvoluto da tutti in paese. Si era dedicato a gestire il negozio insieme con il fratello. Ha sempre affrontato le difficoltà della vita con grande dignità». Anche la sorella Giuliana è colpita dal dolore: «Sembrava avesse superato il virus – spiega la sorella – ma purtroppo una emorragia cerebrale lo ha colpito e non c’è stato più nulla da fare». L’uomo lascia i fratelli Luigi, Fernando, Mario, Teresina Maria, Giovannina elisa e Giuliana.
SALZANO
Per molti anni è stata una figura di riferimento per Salzano. Ma il coronavirus ha toccato pure padre Giuseppe Garbin, 75 anni, giuseppino del Murialdo. È spirato martedì mattina e da un anno era viceparroco nella parrocchia dei Santi Martino e Rosa di Conegliano (Treviso). Nato a Nanto, in provincia di Vicenza, in passato è stato insegnante e preside nella scuola dei giuseppini a Montecchio Maggiore (Vicenza) e parroco a San Pio X di Padova. Ma è stato anche nella comunità dei Giuseppini di Mirano, collaborando con i parroci di Salzano, monsignor Giuseppe Vardanega e monsignor Paolo Cargnin, ossia da metà degli anni Ottanta in poi. Aveva seguito gli anziani della Casa di riposo e si rendeva utile. A Conegliano, aveva ritrovato il suo compagno di studi e di ordinazione, padre Giuseppe Menzato. Entrambi hanno contratto il Covid-19 ma padre Giuseppe Garbin non ce l’ha fatta dopo un periodo di ricovero prima in ospedale a Oderzo (Treviso) e poi a Jesolo, dov’è spirato. La salma riposerà nel suo paese d’origine.
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