«Copiata» la pantegana di Fiorella

Trent'anni fa l'evento anti-ratti della stilista in Canal Grande «Potevano inventare cose nuove, questo Carnevale non mi appartiene»
La sfilata sul Canal Grande della pantegana ideata nel 1984 da Fiorella Mancini
La sfilata sul Canal Grande della pantegana ideata nel 1984 da Fiorella Mancini
 La sua pantegana era dieci volte più grande. La sua pantegana arava su e giù il Canal Grande. Per la sua pantegana erano arrivati giornalisti e fotografi da tutto il mondo perchè il messaggio, serissimo ma travestito da Carnevale, era il seguente: Venezia è invasa dai topi, salvatela.  Era il febbraio del 1984 e Fiorella Mancini ne aveva pensata - e realizzata - un'altra delle sue. Per l'esattezza, un enorme topo di polistirolo con un'anima in legno che durante il Carnevale galleggiava in Canal Grande su una zattera per invitare l'amministrazione comunale di allora a pre-occuparsi della deratizzazione della città.  Logico che vedere sui giornali le immagini del volo della pantegana dal ponte dei Tre Archi l'abbia punta nell'angolo delicato dell'amarcord, del confronto e della reazione. «Potevano almeno avere un'idea nuova» dice Fiorella, che per quindici anni ha animato i Carnevali con la sua folle ironia e da dieci anni si è defilata «perchè senza cultura e senza arte per me il Carnevale non ha senso».  «Fu una performance molto divertente - racconta Fiorella - avevano costruito l'enorme pantegana con un gruppo di ragazzi che avevano poi provveduto a distribuire volantini per tutta la città. Fu divertente e utile perchè aveva lo scopo ben preciso di segnalare un problema, quello della deratizzazione».  Trent'anni dopo la panteganona di Fiorella è stata distrutta dal tempo (prima finì in un deposito e poi nel giardino di un signore che evidentemente non disdegnava i roditori) ma i topi continuano a figliare, a rosicchiare e banchettare lungo le rive dei canali, nei sottoporteghi, in fondo alle calli, con particolare riguardo per la riva del Carbon - proprio davanti a Ca' Farsetti - dove di notte sfrecciano come se fosse casa loro.  Ma per Fiorella il punto è (anche) un altro. E' l'essenza del Carnevale che negli anni è diventata qualcos'altro di molto distante da lei. «Questo è un Carnevale popolare, divertente, ma non mi appartiene - dice ancora Fiorella - personalmente penso che per una città come Venezia un Carnevale popolare sia assolutamente sprecato. Non vedo la necessità di portare ogni anno sempre più gente, sempre più gente, sempre più gente. Così facendo, quello che era il Carnevale colto di Scaparro o di altri registi si è trasfornato nelle festa popolare che è sotto gli occhi di tutti e che può andar bene per un paese, ma non certo per Venezia. Con la differenza che nei paesi distribuiscono frittelle e galani, mentre qui solo vino. Peccato».

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