Controllo del vicinato: a Mestre, Venezia e Marghera già 15 gruppi con duemila persone

Continuano gli incontri e aumentano i cittadini coinvolti. Don Narciso Danieli: «È un servizio di utilità sociale»

MESTRE. Ci sono zone dove i cittadini si contattano via chat, su whatsapp, e quartieri invece dove i residenti preferiscono ancora il buon vecchio telefono di casa e il “toc toc” alla porta. E ancora rioni in cui ci si ritrova all’ombra del campanile per raccontarsi delle “facce” strane viste in giro e calli veneziane dove il problema principale non sono i topi di appartamento che chiudi la porta a doppia mandata e ti entrano dalla finestra, ma stretti vicoli affollati di turisti tra i quali si mimetizzano esperti scippatori, talvolta con la maschera di Carnevale.

Nella formulazione sperimentale che tanto successo sta riscuotendo in città, il controllo del vicinato, di cui è capofila il consigliere delegato Enrico Gavagnin, va calibrato a seconda della tipologia di persone che si aggregano e delle problematiche territoriali. Lunedì un incontro pubblico nella sala parrocchiale di Santa Maria Goretti, in Vicolo della Pineta, caldeggiato dal parroco, e dove non bastavano le sedie.

«Si tratta di una realtà di utilità sociale», spiega don Narcisio Danieli, «per questo mettiamo volentieri a disposizione gli spazi che sono dei cittadini. Siamo tutti corresponsabili, gli uni degli altri, e questo servizio invita alla corresponsabilità». Un gruppo neoato, con già 30 iscritti. Questo pomeriggio invece, ci si sposta a Villaggio Sartori.

«Qui», spiega Gavagnin, «le persone sono abbastanza anziane, quindi non usano whatsapp, ma il telefono piuttosto che le comunicazioni più tradizionali». Prosegue: «Bisogna adattare la modalità tecnica di volta di volta». Il controllo del vicinato, sta catalizzando consensi. Oltre 15 i gruppi attivi, alcuni contano moltissime persone, Zelarino via Gatta, ne raccoglie quattrocento, a Marghera e Catene ci sono egualmente gruppi da duecento, trecento persone.

«E i risultati si vedono», assicura Gavagnin. In tutto, oramai, gli iscritti sono duemila, un boom notevole, soprattutto per la velocità con la quale è esploso. Il numero unico è attivo da una quindicina di giorni: «Lo utilizzano i coordinatori», spiega il consigliere, «tra poco faremo un check per vedere come va, fermo restando che è un numero preventivo, per le emergenze rimangono quelli usuali».

Gli step sono tre. Gli incontri formativi di base, gli incontri tecnici per formare i gruppi whatsapp, gli incontri formativi dedicati ai coordinatori, tre livelli che si compenetrano. La novità riguarda il controllo del vicinato in centro storico, che sta partendo, anche se più lentamente.

Il Lido è simile come impostazione alla terraferma, Venezia è un’altra storia: «Qui sono diversi i mezzi di locomozione, ma è anche un controllo più difficile, perché bisogna pensare ai venti milioni di turisti che frequentano la città, e che il problema non sono tanto i furti in casa, quanto i borseggi per le calli affollate. Bisogna inventarsi nuove strategie, per questo è un progetto unico in Italia».

Nei prossimi giorni sono in cartellone numerosi incontri, tra cui una tappa a Favaro. Un lavoro complesso quello sta portando avanti Gavagnin, che dà i suoi frutti, come quando grazie a una segnalazione in chat, fu ritrovata un’auto rubata. Gavagnin precisa che la recente rapina di Favaro, dove una famiglia è stata chiusa in bagno dai ladri, è avvenuta in una parte del quartiere dove il controllo del vicinato non è attivo. E dove non ci sono i cartelli che indicano la sorveglianza.

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