Controlli dell’Arpav sulle ceneri di pirite Ma la polemica continua

MIRA. Terre rosse a Dogaletto: dopo le denunce dei comitati e dei residenti di dispersioni di ceneri di pirite nei campi e nei corsi d’acqua e in laguna a causa delle piogge, scattano i controlli dell’Arpav che ha fatto un sopralluogo su richiesta della Città Metropolitana. Il sopralluogo non ha evidenziato particolari problemi, ma i monitoraggi continueranno anche nelle prossime settimane.

Il deposito delle “Terre rosse” di via Bastiette a Mira nasce alla metà degli anni Sessanta, per raccogliere le ceneri di pirite provenienti dagli impianti di produzione di acido solforico di Porto Marghera. L’area in cui sono depositate è di 8 ettari. Il materiale inquinante viene portato via man mano che si riesce a vendere. Su 800 mila tonnellate di ceneri di pirite ne sono state portate via finora oltre 50 mila.

E continua la polemica dopo l’annuncio di un esposto in Procura da parte del comitato Opzione Zero. «Non ci rassicurano per nulla » spiega Francesco Vendramin, dell’associazione ambientalista Vas ed ex presidente del consiglio comunale di Mira «le rassicurazioni fatte da parte di alcuni amministratori locali che puntano perennemente a gettare acqua sul fuoco. La bomba ecologica delle ceneri di pirite a Dogaletto è presente da decenni e risolverla deve essere la priorità di ogni amministrazione comunale, metropolitana, regionale e statale. Sperare che le cose filino lisce e non si presentino problemi non basta. Serve un atteggiamento mentale diverso. Per evitare i problemi ci vogliono più controlli di quelli che si fanno ora. Bene fa Opzione Zero a chiedere verifiche dei sistemi di disinquinamento adottati, se poi i risultati sono quelli che le foto aeree dell’area mettono in evidenza».

Il Comune di Mira intanto segue con attenzione la vicenda e ha attivato i tecnici dei suoi uffici sollecitando maggiori controlli soprattutto in caso di piogge. —

A. Ab .

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