Contratti e voucher, aspettative tradite. Imprenditori e industriali: così non va
VENEZIA. Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dal governo per «venire incontro alle richieste», il settore turistico boccia il Decreto Legge (dl) Dignità, così come discusso ieri sera dalla Camera, in attesa che il testo passi all’esame del Senato per l’approvazione definitiva. «Così com’è non va», dice Marco Michielli, numero uno di Federalberghi e Confturismo Veneto.
«Così non va», sostengono i rappresentanti del primo e trainante settore economico del Veneziano, perché il ritorno dei voucher, introdotto da un emendamento al decreto legge, riguarda non tutto il comparto ma solo le aziende alberghiere e le strutture ricettive fino a 8 dipendenti.
Confermata la bocciatura al decreto da parte di industriali e artigiani, soprattutto per i maggiori vincoli sui contratti a termine (24 mesi e non più 36 per un massimo di 4 rinnovi al posto di 5) mentre maggiore entusiasmo si registra tre le associazione nel settore agricolo dove la reintroduzione dei voucher permetterà di far fronte ai picchi di lavoro stagionale, tra tutti la vendemmia. Sembra riuscito solo in parte quindi il tentativo della Lega di riconciliarsi con le categorie produttive senza far saltare il tavolo con il governo M5S di Di Maio che sul dl Dignità ha messo il cappello.
A non convincere Michielli sono i criteri con i quali è stato deciso il riutilizzo dei voucher nel settore: «Limitarne l’uso agli alberghi fino a 8 dipendenti, il che vuol dire con un massimo di 20 camere, vuol dire che il 90% delle strutture ricettive della costa veneta non li potrà utilizzare».
E che senso ha - si chiedono Confturismo e Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi - escludere ristoranti e bar, tra le attività che, soprattutto nei fine settimana, hanno maggiore bisogno di personale? La risposta, per chi ha promosso il dl, c’è: se hanno bisogno di personale faranno ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato.
«Ma nessun imprenditore che utilizzi un dipendente per pochi giorni deciderà di assumerlo, se pur con un contratto a termine», dice Michielli, «per cui c’è il grave sospetto che c’è chi farà ricorso al lavoro in nero sapendo, purtroppo, che i controlli non sono poi molti». «I voucher, dopo le correzioni che obbligavano gli imprenditori a comunicarne in via telematica l’utilizzo, servivano proprio a questo: a far emergere il lavoro nero e non a rendere più precario il lavoro. In molti non l’hanno capito».
Nella prima fase dell’utilizzo gli abusi infatti erano molti: con il pacchettino di voucher nel cassetto molti imprenditori facevano lavorare in nero i dipendenti, per tirare fuori il tagliando all’arrivo dei controlli dell’ispettorato del lavoro. L’obbligo di comunicazione online all’avvio della prestazione, introdotto come correttivo, ha poi aggiustato la deriva.
Se il comparto turistico è deluso dai vincoli nell’uso dei voucher, a preoccupare aziende e piccole imprese sono soprattutto le norme sui limiti relativi ai contratti a termine. «Nonostante gli emendamenti proposti dalla Lega, continuiamo a sostenere che questo decreto non produrrà gli effetti sperati dal Governo. Il lavoro, infatti, non si costruisce con un decreto ma in presenza di presupposti che favoriscano la crescita», commenta il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese.
Una posizione in linea con il suo predecessore, e ora presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, della famiglia dell’acqua minerale San Benedetto di Scorzè. «Se verrà approvato in questi termini», aveva detto solo due giorni fa, «il decreto Dignità sarà un cappio al collo per gli imprenditori». Contratti più rigidi, maggiori indennità per i lavoratori licenziati ingiustamente (da un massimo di 24 a 36 mesi). Norme che, secondo gli imprenditori, rallentano la ripresa e portano gli imprenditori a limitare le assunzioni, tagliando - secondo uno studio di Assindustria Veneto - il 21,8 dei dipendenti a termine.
A cantare vittoria è comparto agricolo. Con i voucher, dice Coldiretti, circa 50mila posti di lavoro occasionale potrannoo essere riportati in trasparenza nelle attività stagionali in agricoltura. «Con il loro ritorno in agricoltura», dice il presidente di Coldiretti Venezia, Andrea Colla, «si torna all’origine, senza gli abusi che si sono registrati in altri settori. Per gli agricoltori i buoni restano fondamentali, e aiutano i beneficiari che sono solo disoccupati, cassintegrati, pensionati e giovani studenti». Nel 2016 nel Veneziano sono stati usati 61.703 voucher in agricoltura a fronte di un totale di oltre 3 milioni acquistati in provincia. —
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