Contratti a termine, gli albergatori bocciano la riforma: "Inaccettabile"

Hotel, bar, ristoranti: le imprese veneziane e venete in coro contro il Decreto Di Maio. Michieli (Confturismo): "L'esecutivo riapra sui vaucher"
La spiaggia di Bibione
La spiaggia di Bibione

VENEZIA.  Le imprese del turismo dicono «no» alla riforma dei contratti a termine, perché essi sono uno strumento «vitale e necessario» per l’intero comparto del “fuoricasa” caratterizzato da una stagionalità e da picchi di lavoro «inevitabili», in quanto «dettati dal mercato».

Federturismo, Federalberghi, Confindustria Alberghi con Assomarinas e altre sigle hanno inviato un chiaro messaggio al ministro Luigi Di Maio, contestualmente all’avvio in serata del Consiglio dei ministri. In agenda la discussione del decreto Dignità che, tra le novità, prevede anche nuove restrizioni sugli “a termine”.

Dl Dignità, Conte: "Non siamo contro le imprese". Di Maio: "Imprese oneste non temano nulla".

La lettera di protesta. «Le anticipazioni di stampa sulla possibile nuova regolamentazione dei contratti a termine prevista dal decreto dignità sono motivo di grande preoccupazione per gli effetti che la nuova disciplina potrebbe avere sulle attività e sull’occupazione delle aziende dei settori turistico, termale, della ristorazione, della nautica e della montagna» dichiarano i presidenti nazionali, in una lettera firmata congiuntamente.

"Jesolo, in prima linea per chiedere flessibilità regolare"
La spiaggia di Jesolo

«I contratti a termine sottoscritti dalle nostre aziende, in particolare per riconosciute ragioni di stagionalità, sono uno strumento necessario, nonché l’unico utilizzabile, per imprese la cui attività è condizionata da una domanda che per sua natura è soggetta a variazioni difficilmente programmabili. L’ipotesi di vincoli aggiuntivi determinerebbe ripercussioni devastanti anche sul piano occupazionale». «È assolutamente vitale – conclude la lettera – salvaguardare l’attività delle nostre imprese che costituiscono una componente di grandissima rilevanza del Pil e dell’occupazione del Paese».

«Il comparto termale veneto sta già affrontando, non senza difficoltà, un nuovo sistema di ammortizzatori sociali poco adatti alle specificità del business la cui stagionalità è imposta dal mercato e non si può fare diversamente - aggiunge Riccardo Ruggiero, presidente della Sezione Terme e Turismo Confindustria Padova -. Siamo preoccupati perché intravediamo un irrigidimento della normativa e, nel termale, i contratti a termine sono uno strumento ordinario di occupazione».

Sempre nuove leggi. Ma c’è anche un altro aspetto non secondario: «L’auspicio sarebbe quello di poter contare sulla stabilità della normativa per consentire alle parti sociali di confrontarsi con certezza sul diritto applicabile; il continuo cambio crea difficoltà» conferma Ruggiero.

L’appello 5 giorni fa Il 28 giugno scorso anche la Fipe, la federazione italiana dei pubblici esercizi aveva tuonato contro le misure ipotizzate dal decreto: «Un pericoloso ritorno al passato che rischia di cancellare la flessibilità regolare». Così anche Confcommercio e Confturismo. «Purtroppo, dopo il nostro appello il testo non è mutato» constata Marco Michielli, ai vertici di Confturismo e Federalberghi Veneto. «Il contratto a tempo determinato nasce dall’esistenza di aziende a tempo determinato: io ho un albergo al mare che lavora 4-5 mesi» ragiona Michielli, «se qualcuno mi fa lavorare 12 mesi all’anno li assumo molto volentieri tutti a tempo indeterminato, non è che noi imprenditori siamo biechi e cattivi».

Questa riforma sul tavolo, continua il presidente, «non riguarda solo noi ma anche la ristorazione, dal chiosco al mare al rifugio in montagna e siamo ancora qui a spiegare ai regolatori, a chi fa le leggi a Roma, perché abbiamo bisogno del tempo determinato».

Riaprire il dossier voucher. Per Michielli andrebbe anche riaperta la partita dei voucher. «Quella riforma è stata uno dei più grandi errori fatti dal precedente governo appiattito sulle miopi posizioni della Cgil, tant’è lo dicono i dati sui contributi Inps che evidenziano oggi un ritorno al lavoro nero». «Avevamo trovato uno strumento perfetto che, nella prima formulazione, dava fiato ai furbetti ma, nella seconda, funzionava. I voucher coprivano appena lo zero per cento della popolazione lavorativa ma questi avevano l’Inail e l’Inps. Spero dunque» chiude l’imprenditore turistico «che questo governo sia più ragionevole di quelli precedenti e riprenda in mano la questione ricreando il circuito virtuoso, non solo per l’agricoltura».

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