Contraffazione di borse condannati due fratelli

Cinque anni ciascuno a Filippo ed Elia Dori, gestori di un albergo in via Colombara intestatari di una onlus per l’inserimento dei carcerati nel mondo del lavoro
Di Francesco Furlan

La contraffazione si paga cara: pesanti condanne comminate a Padova ai vertici di una banda specializzata nel “copia, incolla e vendi nel mercato” di borse e accessori, quasi altrettanto belli rispetto agli originali Dior, Prada, Gucci e Chanel. Inflitti 5 anni di carcere ai fratelli Filippo Dori, 50 anni, ed Elia Dori (47), residenti a Mestre in via Colombara dove sono titolari di un albergo, e a Maria Claudia Amihaesei, rumena di 29 anni (fidanzata di Elia); 3 anni e 9 mesi all’artigiano fiorentino Marco Alaia, 54 anni di Campi Bisenzio.

Quasi integralmente accolte le richieste del pubblico ministero Francesco Tonon che aveva sollecitato 6 anni e 9 mesi per i Dori; 4 anni e 5 mesi per Claudia Maria Amihaesei e 5 anni per Alaia. I quattro, finiti agli arresti domiciliari nel gennaio 2014, erano accusati di essersi associati tra loro per vendere prodotti industriali di pelletteria con marchi falsi, la cui realizzazione era affidata all’artigiano fiorentino. Prodotti (soprattutto borse) con la griffe (falsa) di Prada, Gucci, Dior e Chanel e Balenciaga che, data l’altissima qualità, riuscivano a essere spacciati per autentici, venduti anche a qualche migliaio di euro, finendo nelle vetrine di boutique sia di Padova che di Venezia. Tutto era avvenuto tra il 2013 e 2014.

I fratelli Dori erano stati individuati come i capi e controllori del business dalla produzione alla distribuzione, compresi i contatti con agenti e venditori nel mondo, non solo in Italia; Amihasei seguiva i rapporti societari e bancari all’estero; Alaia era un ingranaggio fondamentale in quanto provvedeva alla fatture dei prodotti. Sempre nel gennaio 2014 furono sequestrati dalla procura di Padova 53.000 articoli con marchi contraffatti, per un valore commerciale di oltre 4 milioni di euro. A Prato venne sequestrato un intero opificio completo di tutti i macchinari utili alla realizzazione di borse false in pelle a marchio Chanel e Balenciaga in grado di essere confuse con quelle autentiche almeno agli occhi di una persona non esperta. L’indagine era scattata in seguito al viavai sospetto in un capannone della zona industriale di Padova, in via I Strada. Un capannone, centrale dello smistamento, frequentato dai Dori: una prima perquisizione aveva fruttato circa un migliaio di capi dei marchi Jeckerson, Gucci, Prada, Dior e Hermes, tutti contraffatti. Le intercettazioni che e i riscontri tecnici hanno consentito di ricostruire l'intera filiera del falso. Filippo ed Elia Dori erano risultati pure intestatari di una onlus che si occupa del reinserimento dei carcerati nel mondo del lavoro.

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