Conte a casa con “il braccialetto”
CAMPONOGARA. L’“avvocato” o il “professore” – appellativi con i quali era conosciuto negli ambienti investigativi – è tornato a casa, anche se in detenzione domiciliare nell’abitazione familiare sia pure con il braccialetto elettronico. Lui è Luciano Conte, 57 anni, di Camponogara, condannato a maggio in primo grado a 5 anni e a 14 mila euro di multa per associazione a delinquere finalizzata ai furti e all'utilizzo di esplosivo. Difeso dall’avvocato padovano Massimo Munari, Conte aveva già chiuso il conto con la giustizia, almeno in primo grado, ammettendo le proprie responsabilità e affrontando il giudizio abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. Secondo la Procura di Venezia e i carabinieri di Chioggia, era lui la mente (e l’artificiere) della banda che, facendo saltare bancomat e casse continue, aveva messo a segno una quindicina di colpi in diversi istituti di credito nel Nord Italia (nel Veneziano, il bersaglio fu il Credito cooperativo di Santo Stefano di Scaltenigo di Mirano, il 2 febbraio del 2013). Il provvedimento di concessione della detenzione domiciliare è stato concesso dal Tribunale del Riesame di Venezia il 28 ottobre. Ma non è andato tutto liscio. Il 7 settembre l’avvocato Munari aveva sollecitato l’alleggerimento della misura del carcere insistendo sulla piena ammissione delle proprie responsabilità da parte dell’imputato e sulla difficile situazione familiare. Il 17 settembre il gip aveva accolto la richiesta che, tuttavia, è stata revocata due giorni più tardi: tutta “colpa” di un rapporto trasmesso dai carabinieri di Chioggia. Rapporto che qualificava Conte come «persona dedita stabilmente a traffici delittuosi». L’avvocato Munari ha impugnato quella decisione e ha proposto appello: tra i motivi a sostegno della richiesta, il comportamento collaborativo di Conte e i precedenti penali definitivi molto lontani nel tempo. E, alla fine, ha ottenuto ragione.
Cristina Genesin
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