Container a Porto Marghera, accesso alle navi di 335 metri
PORTO MARGHERA. «Il porto di Venezia è vivo e vegeto e si sta riappropriando dei traffici navali dell’Adriatico». Il presidente dell’Autorità Portuale di Sistema, Pino Musolino, risponde così alle “Cassandre” – come il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e la consigliera regionale del Pd, Alessandra Moretti – che avevano paventato l’abbandono del porto di Venezia da parte delle grandi compagnie che trasportano merci su container, lungo la “Via della Seta”, che avrebbero scelto di trasferirsi nel porto di Trieste.
La Capitaneria di Porto di Venezia e il presidente del Porto Musolino hanno annunciato ieri l’emanazione di un’apposita ordinanza con efficacia immediata che, dopo l’escavo dei fondali del bacino di evoluzione 3, permette dal canale dei Petroli (Malamocco-Marghera) di raggiungere i terminal commerciali del canale Ovest, alla quota di navigabilità di 11, 50 metri, prevista dal Piano regolatore portuale. Di conseguenza, le navi porta container da 6. 000 Teu (tonnellate equivalenti) del consorzio Ocean Alliance di cui fa parte la compagnia Cma-Cgm proprietaria delle navi che arrivano a Venezia settimanalmente percorrendo la “Via della seta”, saranno sostituite da una nave più grande da 8. 500 Teu.
L’ordinanza 36/2018 emanata dalla Capitaneria di Porto prevede infatti l’accesso al porto, attraverso il canale Malamocco-Marghera, di navi con pescaggio fino a 11, 5 metri e lunghezza massima di 335 metri, in luogo del limite di 300 metri che era precedentemente in vigore. Le operazioni di escavo di un’area a ridosso dell’isola dei Petroli, parte integrante del Piano operativo triennale 2018-2020 dell’Autorità di Sistema Portuale, si sono protratte per un mese circa dalla fine di aprile alla prima settimana di giugno e hanno portato i fondali alla quota prevista dal Piano regolatore portuale. Entro la fine di luglio si concluderanno anche gli escavi a ridosso della sponda ovest del Canale Industriale Ovest, difronte all’area del nuovo terminal Montesyndial. «Da quando mi sono insediato», ha detto Musolino, «è stata avviata un’analisi accurata delle esigenze infrastrutturali del Porto di Venezia per individuare le criticità da risolvere e, di conseguenza, procedere con gli interventi più urgenti. Con l’escavo del bacino di Evoluzione 3 è stato possibile aumentare sensibilmente la competitività dello scalo, tale risultato non sarebbe stato possibile senza una costante interlocuzione con i soggetti, pubblici e privati, che determinano lo sviluppo portuale e senza l’interesse nei confronti del nostro scalo di Cma –Cgm che ha deciso arrivare dall’Estremo Oriente, con navi porta container più gradi nel porto di Venezia che ha già stabilito il record, sul fronte del traffico container, dei 611 mila Teu movimentati». (g. fav.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia