Consorzio Venezia Nuova affida allo Iuav il compito di fare il Mose “più bello”
LIDO. Via anche all’«abbellimento» paesaggistico del Mose, ormai avviato alla fase conclusiva. Il Consorzio Venezia Nuova ha, infatti, ufficialmente affidato all’Iuav anche la progettazione di questo tipo di interventi, rimasti a lungo in stand by.
«A occuparsi della progettazione» spiega il rettore dell’Iuav Alberto Ferlenga «saranno, oltre a me gli architetti Carlo Magnani, Aldo Aymonino e Alberto Cecchetto che si erano già occupati anche di quelli di carattere architettonico. Alcune delle nostre proposte erano state già esposte nella mostra organizzata qualche tempo fa all’Arsenale in occasione dell’ultima Biennale Architettura. Ora saranno formalizzate in un progetto vero e proprio, perché poi il Consorzio possa appaltare la progettazione esecutiva e la realizzazione vera e propria delle opere».
Già nel 2004 l’allora Magistrato alle Acque di Venezia, ora Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, su indicazione del Ministero dei Beni Culturali espressa in Commissione di Salvaguardia, aveva incaricato l’Iuav di eseguire lo “Studio per l’inserimento architettonico e paesaggistico delle opere mobili alle bocche lagunari” per definire differenti scenari di conformazione delle opere fuori terra del sistema Mose, connesse al funzionamento delle barriere mobili ma soprattutto al paesaggio dei litorali veneziani.
Lo studio dell’Iuav aveva prodotto una serie di proposte le cui linee guida si possono riassumere nella necessità di mantenere immutati il carattere e la percezione dei luoghi, nella valorizzazione della complessità ambientale, paesaggistica e storica del litorale e nel miglioramento della loro percorribilità e funzionalità. Ma nel 2011 arrivò lo stop del Magistrato alle Acque stabilì che il progetto definitivo architettonico dovesse riguardare solo la parte funzionale del Mose.
Di conseguenza la pianificazione paesaggistica sollecitata dalla Soprintendenza passò in secondo piano e proseguì solamente la progettazione della configurazione architettonica degli edifici di spalla del Mose, sviluppata dai docenti Iuav. Ora con i nuovi commissari del Consorzio Venezia Nuova la progettazione paesaggistica relativa al Mose viene appunto ripresa in mano e affidata nuovamente all’Iuav.
Tra gli interventi progettuali previsti dall’Iuav per il «miglioramento» paesaggistico del Mose e già esposti anche alla mostra dell’Arsenale, c’è una collinetta con gli alberi per mitigare l’impatto della nuova isola del bacàn. Percorsi pedonali per ammirare la laguna. E una nuova penisola interrata per «coprire» il porto-rifugio ricavato a ridosso dell’Oasi di Ca’ Roman. In particolare l’architetto Magnani si era occupato di ridisegnare i profili di costa della bocca di Lido e di risistemare il progetto.
L’isola artificiale davanti al bacàn è stata un po’rimpicciolita e rimodellata agli angoli. L’edificio che dovrà ospitare la regia delle paratoie e le centrali elettriche in parte interrato e spostato verso la parte sud. Lo scopo per i progettisti, è quello di inserire nell’ambiente le opere, non certo di «abbellire» soltanto i cantieri. La nuova isola, che dovrà fare da fulcro alle due schiere di paratoie (venti più venti) ancorate alle possenti spalle delle dighe di Lido e di Punta Sabbioni, sarà alta tre metri e mezzo sul lato est, verso il mare. Scenderà progressivamente verso ovest, per essere in qualche modo «integrata» nell’ambiente preesistente con alberi e verde.
Un ambiente nel frattempo profondamente modificato. È stato infatti scavato, dietro l’isola, anche il nuovo canale navigabile che in qualche modo, assicurano gli esperti, ha già modificato correnti e velocità dell’acqua. Tra le opere di mitigazione, previsti, i percorsi per raggiungere i moli dalla spiaggia. E i posti barca che saranno ricavati nel nuovo porto rifugio verso Punta Sabbioni e verso il Lido. La bocca di Malamocco, la più compromessa dal punto di vista degli scavi e degli interventi «pesanti» con le palancole e la grande conca di navigazione, è stata affidata all’architetto Alberto Cecchetto.
La proposta prevede di recuperare la passeggiata verso il faro Rocchetta. Le spalle in cemento del Mose dovrebbero essere contornate da nuovi fari stilizzati e postazioni. A Chioggia il progetto di «mitigazione» è firmato dallo studio Aymonino-Ferlenga. Qui il porto rifugio verso Ca’Roman è stato raddoppiato. Con un interramento verso la laguna che dovrà servire da «filtro» ambientale. Un’area verde per mitigare anche l’impatto visivo del pietrame. Anche qui sono previste passeggiate, posti barca, capanni per la vista della laguna, posti di ristoro. —
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