Consiglio dei ministri, stop al deposito Gpl di Chioggia. D’Incà: non entrerà in funzione, una vittoria

CHIOGGIA. “Disinnescato” a Roma l’impianto gpl di Punta Colombi. Dal Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio è uscita la soluzione legislativa per evitare che possa entrare in funzione in un sito Unesco un impianto di gas come quello in corso di realizzazione a Chioggia.
Il divieto è contenuto nel decreto Agosto del governo. Per la ditta, che aveva ottenuto nel 2015 l’autorizzazione a procedere, si profila un indennizzo. La notizia è stata data dal ministro per i Rapporti col Parlamento Federico D’Incà al termine del Consiglio e ha innescato immediate reazioni tra gli amministratori grillini di tutti i livelli.
Da qualche settimana c’era la sensazione che a Roma si stesse lavorando per trovare la soluzione “finale”. Ieri il colpo di scena.
«Il deposito di Chioggia non entrerà in funzione», assicura il ministro D’Incà, «nel decreto Agosto è stata inserita una misura che prevede il divieto di rilasciare autorizzazioni per nuovi impianti di stoccaggio di gpl e di esercizio degli impianti già autorizzati, ma che non sono ancora attivi come quello di Val da Rio, nei siti riconosciuti dall’Unesco. Si tratta di un risultato fondamentale per il territorio grazie a una battaglia condotta da tempo dal Movimento 5 Stelle e dal comitato No Gpl. Un’azione che abbiamo voluto per tutelare l’ambiente e la pubblica sicurezza che permette di risolvere la questione del deposito di Chioggia. Grazie a questa disposizione si proteggerà il territorio di Chioggia che appartiene alla Laguna di Venezia e è stato inserito nella lista dei beni patrimonio dell’Umanità. Ai privati che hanno già ottenuto l’autorizzazione grazie alla precedente normativa, ossia quella relativa al “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee”, sarà riconosciuto un indennizzo per le spese sostenute che comunque sarà rapportato al solo danno emergente».
Tra i primi a tirare un sospiro di sollievo c’è il sindaco. «Sono felicissimo al punto che le mie grida di gioia spero arrivino direttamente a Roma», commenta il sindaco Alessandro Ferro, «mi ero fortemente speso per difendere la salute e la sicurezza dei miei concittadini, ora possiamo finalmente dire che ce l'abbiamo fatta e che la "polveriera" sulla quale eravamo seduti è stata definitivamente spenta. L’avevamo promesso, sono sempre stato fiducioso e ora è arrivata la conferma al mio ottimismo».
Entusiasmo anche nella deputata veneziana Arianna Spessotto che per prima, un anno fa, aveva proposto una legge che in buona sostanza è stata ricalcata dal decreto Agosto.
«Al sospiro di sollievo dell’intera città», spiega la consigliera regionale grillina, Erika Baldin, «si aggiunge il mio personale orgoglio per il risultato. È stata una battaglia tutta in salita, che si è potuta risolvere solo grazie alla collaborazione con la compagine M5S al Governo e al mio continuo lavoro sul territorio, per salvaguardare i cittadini e l'economia legata al porto. Ho dedicato il massimo impegno per bloccare questo impianto sbagliato, fatto nel posto sbagliato, con un iter sbagliato. Una potenziale bomba a pochi metri dal centro storico, dalle scuole, dal porto e dalle residenze». —
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