Consiglio comunale dopo la bufera, Orsoni contro tutti

TANGENTI MOSE. Dopo aver licenziato gli assessori, il sindaco torna oggi in aula. Scatta il conto alla rovescia per l’arrivo del commissario
Interpress/Tagliapietra Venezia- Giorgio Orsoni all'arrivo in comune, Cà Farsetti.
Interpress/Tagliapietra Venezia- Giorgio Orsoni all'arrivo in comune, Cà Farsetti.

VENEZIA Sciogliere il Consorzio Venezia Nuova. Cambiare la Legge Obiettivo e il Magistrato alle Acque, affidandone i poteri al Comune. E verificare con tecnici indipendenti la sicurezza del Mose e i suoi costi. Il testamento politico della maggioranza riparte dal Mose.

E dopo la bufera che in soli dieci giorni ha portato all’arresto del sindaco per finanziamento illecito e poi alle dimissioni del sindaco e della giunta, ritrova l’unità proprio sul tema della grande opera. Oggi pomeriggio si riunisce in municipio a Mestre il Consiglio comunale. È la prima volta dopo che il sindaco, tornato in libertà dopo una settimana di arresti domiciliari, ha duramente accusato la politica e ha “licenziato” i suoi 12 assessori. Adesso ci sono venti giorni di tempo prima che le dimissioni, già annunciate da molti consiglieri (ultimo ieri il Cinque Stelle Placella), diventino operative e il governo della città passi a al commissario. Intanto si dovranno approvare atti urgenti e delibere, a cominciare dal bilancio consuntivo, dall rilancio di Marghera. Saranno i capigruppo, convocati per le 14 a stabilire l’ordine del giorno di oggi. Delibere da votare, ma prima, inevitabile, il dibattito sugli eventi che si sono rincorsi a velocità frenetica negli ultimi giorni.

Ci sarà anche il sindaco Giorgio Orsoni. Che ieri è tornato sui media nazionali. «Potrei anche tornare al servizio della mia città, ma senza i partiti», ha detto in un’intervista alla Stampa. Qualcuno l’ ha interpretato come una sua possibile ricandidatura a sindaco. Ipotesi poi smentita in serata. Orsoni ha però ribadito di «essere stato usato dalla politica» e ha risposto piccato al premier Renzi che ha parificato il suo patteggiamento a una ammissione di colpevolezza».

«Non significa ammissione di responsabilità, ma concludere la vicenda processuale in tempi brevi», dice, «forse Renzi ha dimenticato i suoi studi di giurisprudenza». Vicenda in ogni caso devastante, non solo per la persona del sindaco. Se è vero che il suo reato - una volta che sarà accertato - certo non è parificabile a quelli ben più gravi della “cricca” che ha corrotto per anni per spingere il progetto Mose, è anche vero che la cità è rimasta profondamente scossa dall’intera vicenda. E adesso un’intera classe politica appare delegittimata.

«Il Comune non è stato toccato dall’inchiesta, a differenza della Regione e dello Stato», ripete sconsolato il vicesindaco Sandro Simionato. Ma adesso si tratta di rimettere le cose a posto, evitando di fare danni maggiori. Approvare le delibere urgenti e poi a casa, In attesa del voto che qualcuno vorrebbe anticipato a ottobre. Ipotesi che ha provocato le proteste dei separatisti («Vogliono neutralizzare il nostro referendum», accusa Marco Sitran), e che comunque dovrà essere autorizzata da una legge ad hoc.

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