Consiglio comunale dopo la bufera, Orsoni contro tutti
VENEZIA Sciogliere il Consorzio Venezia Nuova. Cambiare la Legge Obiettivo e il Magistrato alle Acque, affidandone i poteri al Comune. E verificare con tecnici indipendenti la sicurezza del Mose e i suoi costi. Il testamento politico della maggioranza riparte dal Mose.
E dopo la bufera che in soli dieci giorni ha portato all’arresto del sindaco per finanziamento illecito e poi alle dimissioni del sindaco e della giunta, ritrova l’unità proprio sul tema della grande opera. Oggi pomeriggio si riunisce in municipio a Mestre il Consiglio comunale. È la prima volta dopo che il sindaco, tornato in libertà dopo una settimana di arresti domiciliari, ha duramente accusato la politica e ha “licenziato” i suoi 12 assessori. Adesso ci sono venti giorni di tempo prima che le dimissioni, già annunciate da molti consiglieri (ultimo ieri il Cinque Stelle Placella), diventino operative e il governo della città passi a al commissario. Intanto si dovranno approvare atti urgenti e delibere, a cominciare dal bilancio consuntivo, dall rilancio di Marghera. Saranno i capigruppo, convocati per le 14 a stabilire l’ordine del giorno di oggi. Delibere da votare, ma prima, inevitabile, il dibattito sugli eventi che si sono rincorsi a velocità frenetica negli ultimi giorni.
Ci sarà anche il sindaco Giorgio Orsoni. Che ieri è tornato sui media nazionali. «Potrei anche tornare al servizio della mia città, ma senza i partiti», ha detto in un’intervista alla Stampa. Qualcuno l’ ha interpretato come una sua possibile ricandidatura a sindaco. Ipotesi poi smentita in serata. Orsoni ha però ribadito di «essere stato usato dalla politica» e ha risposto piccato al premier Renzi che ha parificato il suo patteggiamento a una ammissione di colpevolezza».
«Non significa ammissione di responsabilità, ma concludere la vicenda processuale in tempi brevi», dice, «forse Renzi ha dimenticato i suoi studi di giurisprudenza». Vicenda in ogni caso devastante, non solo per la persona del sindaco. Se è vero che il suo reato - una volta che sarà accertato - certo non è parificabile a quelli ben più gravi della “cricca” che ha corrotto per anni per spingere il progetto Mose, è anche vero che la cità è rimasta profondamente scossa dall’intera vicenda. E adesso un’intera classe politica appare delegittimata.
«Il Comune non è stato toccato dall’inchiesta, a differenza della Regione e dello Stato», ripete sconsolato il vicesindaco Sandro Simionato. Ma adesso si tratta di rimettere le cose a posto, evitando di fare danni maggiori. Approvare le delibere urgenti e poi a casa, In attesa del voto che qualcuno vorrebbe anticipato a ottobre. Ipotesi che ha provocato le proteste dei separatisti («Vogliono neutralizzare il nostro referendum», accusa Marco Sitran), e che comunque dovrà essere autorizzata da una legge ad hoc.
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