«Conflitto d’interessi di Ferro» Devono intervenire i vigili
CHIOGGIA. Urla, pugni sui tavoli e anche la richiesta dell’intervento dei vigili per portare fuori i consiglieri “disubbidienti”. Seduta bollente ieri in consiglio comunale quando si è toccato il punto più delicato della scaletta: il conflitto di interessi del sindaco Alessandro Ferro sul caso “Ultima Spiaggia”, la società in cui siede come socio accomandante che ha perso il ricorso al Consiglio di Stato che ha decretato irregolare il sub ingresso sulla zona demaniale prima gestita dalla parrocchia di Ca’ Lino. Una lunga bagarre per poi decidere di rinviare il punto a un Consiglio comunale dedicato.
Conflitto di interessi. In apertura di seduta il sindaco ha spiegato, ripetendo quanto già detto nei giorni scorsi, la sua posizione in tutta la vicenda, tentando di chiudere la questione senza aprire la discussione. «Nel giugno 2016», spiega Ferro, «quando sono stato eletto non c’era contenzioso tra la mia società e il Comune e in ogni caso, come socio accomandante, non sono vincolato alle incompatibilità previste dal Testo unico. Daremo corso ai contenuti della sentenza, precisando che è stata pubblicata in Gazzetta solo a metà dicembre». Quando il presidente del Consiglio, Endri Bullo, ha tentato di passare al punto successivo, le opposizioni hanno chiesto che si aprisse la discussione. Alla rigidità di Bullo, hanno reagito alzando la voce e pestando i pugni sottolineando come la trasparenza e l’onestà predicati dai Cinque stelle cozzassero col tentativo di chiudere la questione senza contradditorio. Bullo ha richiesto l’intervento dei vigili per portar fuori i consiglieri Jonatan Montanariello (Pd) e Marco Dolfin (Lega) suscitando fischi e brusii del pubblico. Alla fine è prevalso il buon senso e si è lasciato che le opposizioni potessero parlare.
Bufera sul sindaco. Dolfin (Lega) sostiene che ci siano più punti da chiarire e che “carte alla mano” la faccenda sarebbe molto più complessa di quello che è emerso. «Mi risulta che la questione legale non sia chiusa», spiega Beniamino Capon (FI), «mi si dice addirittura che la società del sindaco abbia fatto ricorso al Presidente della Repubblica per opporsi alla sentenza del Tar. Serve una spiegazione che fughi ogni dubbio». Anche Giuseppe Casson (Chioggia è libera) pretende chiarimenti che sgombrino il campo da ogni ombra che rischia di offuscare la credibilità del sindaco, ma suggerisce un Consiglio aperto dedicato solo alla faccenda. «Tutti erano all’oscuro di questa vicenda», sostiene Montanariello (Pd), «compresi i suoi anche se solo una consigliera (la Boccato ndr) lo ammette. Inutile negare il conflitto di interessi, visto che il sindaco, massima autorità del Comune, deve dare applicazione a una sentenza che va contro la società in cui ha interessi patrimoniali».
Tutto rinviato. Su proposta dalla maggioranza è stato votato di approfondire la discussione in un Consiglio aperto che le opposizioni vogliono il prima possibile. «Si doveva discuterne subito», sbotta Dolfin, «predicano la trasparenza, ma nascondono le cose e rimandano finché possono il confronto. Dicono di voler risparmiare e invece faranno spendere alla città soldi per un Consiglio comunale in più».
Punti bollenti. Molti hanno seguito i lavori del Consiglio anche nella ripresa, alle 21, dopo la pausa, per seguire la discussione di due punti caldi in scaletta: l’ordine del giorno presentato dalla consigliera Cinque stelle dissidente, Maria Chiara Boccato, sulla riduzione dei gettoni di presenza, e la variante di tracciato per la messa in sicurezza della Romea, punto su cui il comitato per la ferrovia e l’amministrazione hanno visioni differenti. Entrambi però sono finiti in discussione in tarda serata. I riflettori erano in particolare accesi sul provvedimento della Boccato che nell’ultimo mese e mezzo è entrata in rotta di collisione con il gruppo consiliare e con il sindaco per non essersi allineata su alcuni decisioni. Negli ultimi giorni alla consigliera sono state fatte pressioni per ritirare un ordine del giorno “scomodo” per un movimento che ha sempre sostenuto la necessità di ridurre le indennità dei politici. Lei ha tirato dritto pur sapendo che in ballo c’è l’isolamento totale dal gruppo e l'invito a dare le dimissioni.
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