Conflitti di potere sulle bonifiche di Porto Marghera

Regione, Comune, Confindustria e sindacati con idee diverse sulle competenze per la “regia” delle opere da compiere
Di Gianni Favarato
Agenzia Candussi. giornalista: Favarato. Descrizione: sopralluogo all'interno delle aree del Petrolchimico
Agenzia Candussi. giornalista: Favarato. Descrizione: sopralluogo all'interno delle aree del Petrolchimico

MARGHERA. Tra una decina di giorni dovrebbe essere riconvocato il Tavolo per le bonifiche e la riconversione di Porto Marghera e già si profila un conflitto di “potere” tra i soggetti che lo compongono, ovvero il Comune di Venezia, la Regione Veneto, Confindustria e sindacati dei lavoratori di Cgil, Cisl, Uil veneziani.

Si tratterà del terzo incontro, nel giro di poco più di un mese, convocato dal nuovo assessore regionale, Roberto Marcato, dopo la ripresa del confronto che ha seguito la paralisi amministrativa e politica su Porto Marghera e i suoi gravi problemi, tutti da risolvere, durata due anni, all’indomani dell’arresto di Renato Chisso. Il primo nodo del contendere è il soggetto che siederà nella “cabina di regia” non solo della realizzazione del porto off shore dello scavo del canale Tresse Nuovo per le Grandi Navi da crociera. In ballo ci sono anche l’atteso risanamento ambientale, della riconversione di Porto Marghera, affari che valgono miliardi, a cominciare dagli 800 milioni di euro già spesi per la messa in sicurezza (marginamento) delle sponde di canali e aree industriali inquinate che però non è stata ultimata, tanto da aver provocato un intervento della Commissione parlamentare d’inchiesta.

Le bonifiche vere e proprie delle centinaia di ettari di aree industriali dismesse e da riutilizzare sono ancora sostanzialmente al palo, compresi i 107 ettari ceduti da Eni (con 38 milioni di dotazione per le bonifiche) ad una società composta da Comune e Regione che pero, a due anni di distanza, non ha ancora firmato il rogito né avviato progetti di messa in vendita di questa aree per un loro riutilizzo produttivo. Ma ci sono anche altre centinaia di ettari di proprietà pubblica locale, demaniale e privata (tra questi anche gli ettari dell’area dei Pili di proprietà della società Porta Venezia che fa capo ad altre società del sindaco Brugnaro) che aspettano anche loro di essere rigenerati per creare occupazione e affari in sintonia con il piano regolatore portuale in elaborazione. Nell’incontro di venerdì scorso, tutti i soggetti hanno detto la loro sul modo di procedere e i poteri da conferire.

Nel prossimo incontro si dovrebbe decidere ma sul Tavolo ci sono diverse proposte che rischiano di entrare in conflitto e creare una nuova paralisi operativa e istituzionale. Infatti, per il Comune di Venezia il Tavolo convocato dalla Regione dovrebbe restare consultivo, mentre i progetti di bonifica dovrebbero fare capo direttamente all’amministrazione comunale con un ruolo di coordinamento anche a livello Metropolitano. Per la Regione, invece, come ha detto l’assessore Marcato, c’è «l’opportunità di un organismo in cui non ci sia diritto di veto, per non bloccare o rallentare i procedimenti all’esame».

Confindustria Venezia propone una «soluzione operativa trasformando il Tavolo in una conferenza dei servizi». I sindacati dei lavoratori hanno idee ancora diverse, in particolare la Uil, per bocca del segretario regionale chiede che per le bonifiche e la riconversione di Porto Marghera, «un commissario, visti i positivi esempi, dal Passante agli allagamenti, con una netta distinzione dei ruoli tra controllore e controllato che non possono essere lo stesso soggetto istituzionale, poiché alla politica spetta decidere, al commissario eseguire, con pienezza di poteri e ampio mandato».

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