Confiscata la liquidazione, ma l'ex assessore Chisso riceverà il vitalizio

VENEZIA. Non verranno accreditati sul conto corrente di Renato Chisso gli 88.947,70 euro lordi che l’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha liquidato l’8 luglio, come assegno di fine mandato, all’ex assessore forzista alle Infrastrutture, coinvolto nello scandalo Mose. Il 3 agosto, infatti, il giudice per le indagini preliminari Massimo Vicinanza, ha infatti stabilito che la somma rientra nella confisca del denaro di cui Chisso risulta titolare anche per interposta persona. Confisca, di ben 2 milioni di euro, che è stata disposta con sentenza del 28 novembre 2014, diventata esecutiva il 23 luglio 2015.
Insomma, il Tribunale di Venezia è intervenuto con tempismo, prima che dagli uffici venisse dato il “via libera” al pagamento della somma, che rientra in un “pacchetto” di 44 assegni di fine mandato: per la Regione il provvedimento comporterà un esborso complessivo di 2.709.631,07 euro. «L’assegno di fine mandato dell’ex consigliere Renato Chisso», puntualizza il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, «non può essere erogato». Non c’è dubbio che la nota del gip Vicinanza consente all’esponente leghista di tirare un bel sospiro di sollievo. La vicenda, confessa il “numero uno” di Palazzo Ferro-Fini, «aveva sollevato non poche perplessità, che non erano state del tutto fugate da analisi, per altro approfondite, di dottrina e giurisprudenza, come la memoria stilata a fine luglio dal servizio Affari giuridici e legislativi del Consiglio regionale».
Aggiunge Ciambetti che, «nello spirito di leale cooperazione fra istituzioni, il 30 luglio il segretario del Consiglio, Roberto Valente, ha interpellato anche la Procura della Repubblica. La sezione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia ha chiarito sollecitamente che l’assegno di fine mandato va riconosciuto all’ex consigliere, ma che quei soldi rientrano nel monte del denaro confiscato a Chisso, per cui non possono essere erogati». Va ricordato che Chisso è stato raggiunto il 4 giugno 2014 da un ordine di custodia cautelare, che ha comportato il ritiro delle deleghe di assessore. Un decreto del presidente del Consiglio dei ministri lo ha sospeso dal mandato a partire dal 31 maggio 2014. Questo provvedimento ha comportato un taglio degli emolumenti mensili, da 8.255 euro a 3.370. Il 28 novembre l’ex assessore ha patteggiato due anni, sei mesi e dieci giorni ed è andato ai domiciliari. Il gup ha anche disposto la confisca di due milioni di euro. Il 24 luglio 2015 la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro il patteggiamento, rendendo definitiva la sentenza.
Il 30 giugno è stato definito anche il vitalizio di Chisso, pari a 80.588,88 annui. Anche un quinto di questa somma potrebbe essere a breve soggetto a confisca.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia