«Condannate Ricky Torta a 30 anni»
Trent’anni di reclusione per aver ucciso a martellate e poi fatto a pezzi con una sega elettrica la vicina di casa Nelly Pagnussat, 77 anni, il 15 gennaio dello scorso anno nel suo appartamento in via Ca’ Venier a Mestre: questa la richiesta della pubblico ministero Laura Cameli per Riccardo “Ricky” Torta, 68 anni, a processo con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e vilipendio di cadavere, già condannato per un omicidio risalente al 1973 per il quale ha scontato la pena. La richiesta di condanna a trent’anni, la massima prevista tenuto conto che il processo si celebra con il rito abbreviato come richiesto dalla difesa dell’imputato, è arrivata ieri pomeriggio al termine della requisitoria della pubblica accusa davanti al giudice per l’udienza preliminare Massimo Vicinanza.
In aula c’era anche Ricky Torta, attualmente detenuto nel carcere di Santa Maria Maggiore, che ha voluto assistere - così come già aveva fatto in precedenza - al processo che lo vede alla sbarra. Il fatto che sia stato scelto il rito abbreviato concede all’imputato lo sconto di un terzo della pena. Ecco quindi che l’iniziale richiesta di ergastolo per Ricky Torta è stata diminuita a trent’anni proprio in virtù dello sconto. Oltre alla condanna, la pubblico ministero Laura Cameli ha chiesto per Torta anche una misura di sicurezza, ovvero un provvedimento speciale con finalità terapeutiche la cui applicazione è prevista dal codice penale nei confronti degli autori del reato che sono considerati socialmente pericolosi. Secondo la pm, le aggravanti sono prevalenti sulle attenuanti. Pur tenendo conto della semi infermità mentale di Torta, come sancito dalla perizia psichiatrica disposta a suo tempo dal tribunale, la rappresentante della Procura ha sostenuto le aggravanti della minorata difesa e della premeditazione.
La difesa di Ricky Torta, rappresentata dagli avvocati Giorgio Bortolotto e Antonio Bortoluzzi, ha invece chiesto l’assoluzione per l’imputato: Torta, infatti, sarebbe totalmente incapace di intendere e volere (come sancito dalla consulenza di parte prodotta dalla difesa), escludendo quindi anche la premeditazione e la recidiva.
La parte civile, ovvero due dei tre figli di Nelly Pagnussat, rappresentati dagli avvocati Renato Alberini e Mauro Ferruzzi, ha chiesto un risarcimento danni di 500 mila euro per ciascuno dei figli. In subordine, qualora il gup rimandasse al tribunale civile la decisione sulla quantificazione del risarcimento, la parte civile ha chiesto una provvisionale da 300 mila euro per ciascuno dei due figli. La terza figlia di Nelly Pagnussat, sconvolta dopo la perdita della madre con una modalità così brutale, non ha trovato la forza per costituirsi parte civile nel procedimento.
Gli avvocati di parte civile hanno chiesto anche il sequestro conservativo dell’appartamento al quarto piano di via Ca’ Venier di proprietà di Ricky Torta, l’unico bene nelle disponibilità dell’uomo. Una richiesta, questa, formulata a eventuale garanzia che il risarcimento possa essere versato da Torta agli eredi di Nelly Pagnussat. «Ribadiamo comunque che i familiari non vogliono vendetta, ma una pena esemplare», ha commentato a caldo l’avvocato Alberini.
Dopo oltre due ore di udienza a porte chiuse, il giudice Massimo Vicinanza ha rinviato le parti a lunedì prossimo, 6 febbraio: verrà dato spazio a eventuali repliche, dopodiché sarà pronunciata la sentenza.
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