Concorsone a Mestre. Da Lecce e Caserta per avere la cattedra

di Roberto Massaro
MESTRE. Concorsone per gli insegnanti, atto secondo. All’istituto Luzzatti erano poco più di un centinaio (118 iscritti, qualcuno non si è presentato) per sostenere la prova scritta specialistica per la materia di insegnamento, in questo caso discipline meccaniche, per insegnanti di tecnologia. Una trentina i posti disponibili in tutta Italia, 6 riservati ai candidati presentatisi in Veneto, appunto a Mestre. Una prova che ha lasciato l’amaro in bocca ai concorrenti. «Domande molto generiche e aperte a svariate modalità di risposta», commenta Marco, giovane precario veneziano, «che lascia ogni valutazione alla discrezionalità della commissione. Un modo per selezionare ulteriormente». Su questo punto concordano praticamente tutti gli intervistati, che lamentano, anche, il poco margine concesso per lo sviluppo degli argomenti da trattare. «I temi», dice Marco P., leccese insegnante nel Veneto orientale, «potevano essere sviluppati in un intero trattato. Mi chiedi com’è andata? Ti rispondo: Boh!». Tanta era l’attesa per quel concorso che può sistemarti per il resto della vita, da non farti capire come realmente possa essere giudicata la tua prova.
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