Nel Veneto orientale mancano 17 anestesisti: il concorso è un flop
Si candidano alla prova solo due specializzandi e uno non la supera. L’Usl 4 dovrà cercare liberi professionisti. Chi resta in corsia è gravato da una mole di lavoro maggiore, tra straordinari e riposi saltati

Sono il cuore pulsante degli ospedali, sono essenziali per far andare avanti reparti interi. Dal Pronto soccorso all’Ostetricia, dalla Chirurgia alla Cardiologia, eppure sono sempre meno e questo mette in crisi le aziende sanitarie. Trovare medici specializzati in anestesia e rianimazione, infatti, sembra essere un’impresa impossibile e anche l’ultimo concorso bandito da Azienda Zero è stato un flop in Veneto Orientale.
Sessantotto i posti messi a disposizione dalla Regione, di cui 17 in Veneto Orientale, ma al concorso si sono presentati solo due specializzandi, uno ha superato le prove. La situazione è andata meglio nell’Usl 3 dove, a fronte di 14 posti disponibili, la graduatoria finale contiene 4 specialisti (su sei candidati) e 7 specializzandi (sui 20 ammessi).
Numeri che rendono bene l’idea della carenza di personale sistemica, aspetto che mette in difficoltà le aziende sanitarie che, per forza di cose, devono rivolgersi agli anestesisti in libera professione e ai gettonisti.
L’Usl 4 guarda comunque al futuro con fiducia e fa sapere che, oltre al concorso appena concluso, di recente un anestesista ha fatto ritorno dell’azienda dopo un periodo nella sanità privata, sono stati assunti tre specializzandi e sono in programma altre due assunzioni a breve.
Infatti, se tramite i concorsi pubblici il personale non arriva, le Usl hanno sempre la possibilità di effettuare assunzioni dirette, tramite colloquio, per contratti a tempo determinato.
Un palliativo che, però, può essere prezioso per le aziende sanitarie, in quanto permette loro di cercare di tamponare i vuoti di dipendenti che, inevitabilmente, alla lunga possono tradursi anche in una riduzione dell’attività intraoperatorie e nella chiusura di sale operatorie, qualora venisse meno il rispetto degli standard previsti dalla Regione. Non solo, con 17 anestesisti in meno, chi resta è aggravato da una mole di lavoro più importante, deve fare straordinari, saltare riposi, fare in modo che le ferie si incastrino tra una cosa e l’altra, in un equilibrio precario e fragile, come sembra essere anche la sanità pubblica in questo momento storico.
«La carenza di anestesisti è diffusa ed è legata al fatto che questa è una professione legata ad una grande responsabilità» commenta l’azienda sanitaria del Veneto Orientale, «dove l’anestesista ha spesso a che fare con la vita delle persone e spesso si trova a lavorare in situazione di emergenza, una professione strettamente legata ai ritmi ospedalieri, però va detto che è anche una professione molto soddisfacente perché permette di aiutare le persone a sopravvivere e questo ripaga dei grandi sacrifici di questa professione».
Grandi sacrifici, grandi responsabilità, ma uno stipendio basso rispetto al costo della vita attuale, come da tempo fanno presente le principali sigle sindacali, ribadendo la necessità di mettere mano ai contratti per adeguarli soprattutto alla luce dell’inflazione che negli ultimi anni è esplosa, mentre i salari restavano gli stessi.
Ma, chi conosce il tema da vicino, spiega che non è solo una questione economica: sul tavolo c’è anche la conciliazione dei tempi di vita, lo spazio per dedicarsi alla famiglia e al mondo fuori dall’ospedale. Aspetto questo, su cui la nuova generazione di medici non vuole negoziare.
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