Concordato La Murrina Un piano da 20 milioni per arrivare al salvataggio

La società ha depositato in Tribunale a Como il progetto Per il via liberà bisognerà aspettare il voto dei creditori 

Murano

Un piano da 20 milioni di euro per rilanciare lo storico marchio La Murrina, uno degli emblemi del vetro di Murano nel mondo. E proprio la sua fabbrica in riva Longa si candida a diventarne il centro nevralgico della produzione. Nei giorni scorsi, la società nata a Venezia alla fine degli anni ’60 e rilevata nel ’74 dalla famiglia lombarda Ceriani, ha depositato il piano definitivo di concordato nel Tribunale di Como e si prepara a ripartire allargando il proprio raggio d’azione al mondo del design e dell’arredamento, insieme ad un ritorno all’artigianalità locale e all’esplorazione del settore e-commerce.

Negli ultimi anni, il marchio ha vissuto periodi bui con un drastico crollo dei ricavi: dai 25 milioni di euro pre-2008, si è arrivati a 1,5 milioni nel 2020. A questo, si sono aggiunte altre difficoltà di natura finanziaria. Il prossimo 12 aprile il piano di salvataggio dovrà essere valutato dal commissario giudiziale e poi votato dai creditori. Il piano di salvataggio si fonda sulla continuità aziendale e, come spiega l’attestatore Raffaele Di Capua che sta seguendo il concordato, l’attivo per pagare i debiti ammonta a circa 20 milioni di euro. Di questi, oltre 10 milioni saranno utilizzati per le attività che l’azienda metterà in campo da qui ai prossimi cinque anni; l’altra metà si fonderà su risorse tratte dalle attività dell’azienda e per l’altra metà dalla cessione si immobili non più funzionali. Qualora il piano dovesse essere approvato dalla maggioranza dei creditori, è prevista inoltre un’iniezione di ulteriori 500 mila euro da erogare a favore dei creditori grazie anche al coinvolgimento di Mg Services, società di investimento che ha partecipato alla stesura del piano di ristrutturazione. Il piano, come detto, ha una durata di cinque anni, e nei primi tre sono previsti 33 dipendenti al lavoro nel laboratorio storico di Murano e nello stabilimento produttivo di Turate (Como), che resterà il centro amministrativo dell’azienda. Entro il 2026, l’obiettivo dell’azienda è di raggiungere un fatturato tra i sei e gli otto milioni di euro. Sarà stravolta la precedente strategia di produzione, che prevedeva una rete di 200 punti vendita in tutto il mondo e che è però entrata in crisi a partire dal 2007. Un modello che, con il passare degli anni, si era rivelato oneroso e di difficile gestione. Motivo per cui il nuovo schema punterà invece sulla collaborazione con designer internazionali, soprattutto all’interno di progetti destinati a navi da crociera e al settore dell’ospitalità. Resta ora da capire se e quando sarà approvato il piano di rilancio. Solo a quel punto si potrà capire se davvero un marchio storico del calibro della Murrina potrà tornare attivamente a riaccendere le fornaci nell’isola e a riaprire il negozio chiuso da tempo.

A causa della pandemia, sono poche le fornaci che in queste settimane hanno riaperto la produzione. La domanda è del resto crollata a causa della scomparsa del turismo, e al momento lavorano solo i maestri vetrai le cui opere sono richieste da clientela facoltosa soprattutto all’estero. —



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