Concessionaria Rizzato bancarotta e truffa

Due processi diversi per l’imprenditore che vendeva migliaia di auto all’anno Oltre al reato per il fallimento avrebbe raggirato l’Inps per 170 mila euro
Di Giorgio Cecchetti
PELLICANI SPINEA: RIZZATO SPA SALONE GIˆ CHIUSO. 12
PELLICANI SPINEA: RIZZATO SPA SALONE GIˆ CHIUSO. 12

TESSERA. Non solo bancarotta fraudolenta, ma anche truffa aggravata. Queste sono le pesanti accuse da cui deve difendersi l’imprenditore coneglianese Elvio Rizzato, titolare di una delle più importanti concessionarie della terraferma veneziana. L’udienza preliminare per il fallimento della sua società chiuso con un debito di oltre dieci milioni di euro, società che aveva la sede principale a Tessera, è stata rinviata ieri dal giudice Massimo Vicinanza al 12 gennaio del prossimo anno: con lui sarà processato con rito abbreviato, allo stato degli atti, senza alcun testimone e con lo sconto di un terzo della pena in caso di dichiarazione di responsabilità, anche il liquidatore della società, Roberto Ronchi, il quale si era detto disponibile a risarcire, almeno in parte (aveva offerto poco più di 200 mila euro ai creditori del fallimento ) e aveva raggiunto un accordo con il pubblico ministero per patteggiare la pena. Ma il giudice non ha giudicato congrua soprattutto la cifra e così anche Ronchi, che era socio di Rizzato e prima era un affermato manager della Maserati, ha ripiegato sul rito abbreviato.

Sempre ieri e sempre difeso dall’avvocato trevigiano Simona Carolo, Rizzato, questa volta da solo, deve rispondere di truffa ai danni dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps): stando alle accuse non avrebbe versato i 170 mila euro di Tfr a cinquanta suoi dipendenti, pur dichiarando all’ente previdenziale di averlo fatto, così era toccato all’Inps farlo. Ieri, il giudice monocratico Andrea Battistuzzi ha ascoltato due testimoni dell’accusa, quindi ha rinviato l’udienza per gli interventi della pubblica accusa, della difesa e del rappresentante della parte civile (l’Inps si è costituita con l’avvocato Aldo Tagliente) al 22 novembre prossimo.

La Rizzato era la concessionaria più affermata a Mestre e nei dintorni: con tre sedi (Tessera, Spinea e San Donà) e fino al 2008 con ben 230 dipendenti. Seimila automobili nuove immatricolate all'anno, più altri quattromila veicoli usati venduti, un fatturato di 90 milioni di euro. Era concessionaria di numerose case, Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Renault, Nissan, Dacia e Mazda. Nonostante questo, il 24 marzo 2010 era stata posta in liquidazione e a maggio si erano scatenate le proteste: quelle dei clienti che avevano pagato e non avevano mai visto l'auto. Un anno dopo il fallimento, nonostante Elvio Rizzato avesse chiesto il concordato preventivo. Ma il commissario nominato dai giudici, il commercialista veneziano Mario Tucci, aveva scoperto che il passivo sfiorava i 30 milioni di euro. Stando alla Guardia di finanza, i dieci milioni di euro sottratti dai due indagati sarebbero finiti in un'altra società del gruppo Rizzato, la Alba srl, che faceva capo anche al figlio di Elvio, ora ultrasettantenne. Nel 2011, il tentativo era quello di salvare la srl, tanto che anche per questa società era stato chiesto il concordato e quei dieci milioni, forse, servivano per tirarla fuori dai guai. Alla fine, però, era fallita anche la Alba. Tra il mese di marzo di sei anni fa e quelli dell’estate dello stesso anno centinaia di clienti si erano presentati nelle sedi della «Rizzato spa», soprattutto quella di Tessera, sperando di trovare delle risposte. Invece, sull’ingresso c’era un semplice avviso che non dava alcuna informazione e che rinviava ad altri. Soltanto dopo un anno, i creditori, per la maggior parte clienti che avevano anticipato considerevoli cifre senza aver avuto l’auto prescelta, hanno capito quello che era accaduto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia