Cona, la rivolta dei profughi: interviene la Celere

Dieci ore di proteste, trattative e tensioni che sono culminate nel primo scontro fisico, da quando la base di Conetta ha cominciato ad accogliere i migranti

CONA. Dieci ore di proteste, trattative e tensioni che sono culminate nel primo scontro fisico, da quando la base di Conetta ha cominciato ad accogliere i migranti, tra profughi e forze dell’ordine.

È stata una giornata confusa quella di ieri nella storia della complessa vicenda dell’accoglienza: anche perché si sarebbe toccato, in questi giorni, un nuovo record di presenze. «Siamo in 956», dicono alcuni dei migranti della protesta mentre dalla cooperativa Eco-Officina sostengono che siano «molti meno» senza però fornire un numero e la Prefettura decide di restare in silenzio, senza fornire una minima spiegazione di quanto accaduto. Quel che è certo che erano le sette di ieri mattina, quando alcune decine di migranti francofoni (Guinea e Senegal) hanno bloccato l’accesso della stradina che, dalla provinciale Conetta-Rottanova, porta alla base. Alcuni in piedi sulle panchine, che si erano portati a spalla, altri dietro o davanti a questi che esponevano cartelli di cartone, fatti alla buona, in cui lamentavano di essere «trattati come animali» mentre aspettano da lungo tempo, troppo lungo, la concessione dell’asilo politico.Una protesta per chiedere tempi più veloci per il riconoscimento dello status di rifugiati e per chiedere un posto migliore dove vivere e passare la notte. Sul posto in breve tempo si sono portate le forze dell’ordine: carabinieri e poliziotti, provenienti da Chioggia e Cavarzere, ma anche aliquote del battaglione di Mestre dei carabinieri e della Celere di Padova.

Questi ultimi, però, aspettavano in piazza, a qualche centinaio di metri, senza farsi troppo vedere, per non innescare altre tensioni. Anche il Prefetto Domenica Cuttaia è giunto sul posto. Secondo alcune indiscrezioni il suo arrivo (già annunciato la settimana scorsa e rinviato a causa delle incombenze del terremoto) era noto e atteso e la protesta è stata “mirata” da parte dei migranti. Il prefetto, accompagnato da un funzionario, è entrato nella base, dove, per alcune ore, ha controllato lo stato delle cose, ha ascoltato le richieste dei profughi e si è riservato di condurre le opportune verifiche nei prossimi giorni, promettendo una sua nuova visita tra poche settimane. Il blocco della strada, però, non è stato tolto: il personale della cooperativa che prendeva servizio al mattino, non è potuto entrare e neppure il furgone che portava i pasti di mezzogiorno. Carabinieri e polizia tenevano lontani giornalisti e curiosi, «per ragioni di sicurezza», ma lasciavano passare tutti i veicoli che percorrevano la provinciale, nonché tutti i profughi che, vista la mancanza di cibo, andavano a comprarsi pane e bottiglie d’acqua nei centri vicini. Il Prefetto è uscito dalla base alle due e mezza ma, prima di salire in macchina, è stato bloccato dai dimostranti che hanno cercato di ottenere rassicurazioni. I profughi, in parte insoddisfatti, sono rientrati alla base ma, una volta lì, hanno chiuso il cancello lasciando all’esterno il personale della coop e i viveri. La protesta però non è piaciuta a tutti, soprattutto ai nigeriani, e nei tafferugli tra i diversi gruppi etnici sono andate danneggiate le cucine, una porta e una finestra sono state sfondate.

Verso le 17, anche a causa delle possibili tensioni interne alla base, polizia e carabinieri, in assetto antisommossa, hanno “sfondato” il cancello e allontanato, con gli scudi, senza usare i manganelli, i dimostranti e hanno cercato di ristabilire la calma.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:profughi

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia