Cona, esclusa la residenza per i profughi

La prefettura risponde al sindaco dopo la richiesta di 10 migranti ospitati nel centro di prima accoglienza di Conetta

CONA. «Con questa risposta, purtroppo, niente aumento dell’indennità». Ci scherza su il sindaco di Cona, ma la risposta della Prefettura, circa la possibilità di concedere la residenza ai profughi della base di Conetta, in realtà, lo rende contento. Per lui e la sua giunta, che a inizio anno si sono dovuti ridurre le indennità (il sindaco da 2010 a 1340 euro lordi mensili, gli assessori da 232 a 154, ndr) perché la popolazione del comune di Cona è scesa sotto i tremila abitanti, poter contare, come cittadini residenti, le centinaia di profughi ospitati a Conetta, avrebbe avuto il positivo risvolto di incrementare la popolazione comunale e, in teoria, di far risalire le indennità di carica al livello precedente. Ma non sarà così. Alla richiesta di chiarimenti che il sindaco aveva inviato dopo che alcuni migranti, una decina circa, si erano presentati in municipio per richiedere la residenza nel territorio comunale, la Prefettura ha risposto in maniera duplice, ma sostanzialmente negativa.

La ex base di Conetta, infatti, dal punto di vista della gestione dei flussi migratori e dei richiedenti asilo, è classificata come Centro temporaneo di prima accoglienza. Tale definizione non consente l’iscrizione anagrafica nelle liste dei residenti del Comune in cui si trova il Centro. Pertanto i circa 900 ospiti presenti a Conetta non avranno la residenza e non potranno usufruire, eventualmente, dei servizi sociali gestiti dal Comune. Ed era questa eventualità che preoccupava il sindaco, molto di più dei 700 euro di differenza nell’indennità che non sarebbero certo valsi le difficoltà a gestire la macchina comunale che sarebbero seguite alla eventuale concessione della residenza a tanti migranti. Tuttavia a Cona non ci sono solo i profughi di Conetta. Ci sono anche quelli di Monsole interessati a ottenere la residenza, visto che si sono, pure loro, informati di questa possibilità, ma senza presentare una domanda formale. E qui la faccenda è completamente diversa.

Intanto questi migranti sono solo sei e sono gestiti da una cooperativa, Città Solare, che non c’entra nulla con la Ed Eco che gestisce Conetta. Inoltre la struttura di Monsole che li ospita (le ex scuole elementari) non è un Centro temporaneo di prima accoglienza, ma un Cara (Centro accoglienza per richiedenti asilo) e pertanto, secondo la Prefettura, «hanno diritto all’iscrizione anagrafica se il soggetto gestore (Città solare) specificherà, con apposita nota, che, per il soggetto richiedente, la residenza permane legittimamente da più di tre mesi». Dunque porte aperte per i sei di Monsole, ma non per i 900 di Conetta.

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