Con l’auto nel Brenta muore musicista
CHIOGGIA. Non è facile tenerlo buono il rettilineo dell'Arzeron. Soprattutto se la strada è sgombra, dalle macchine e dalla nebbia, come può esserlo alle due e mezza di una gelida notte d'inverno; soprattutto se hai trent'anni e l'incosciente certezza che non ti potrà mai capitare nulla. Forse era questo lo stato d'animo di Andrea Boscolo Palo, chitarrista solista della band “John see a day”, quando, l'altra notte, percorreva quella strada a velocità sostenuta, tornando da Piove di Sacco, dove aveva trascorso le ultime ore. Il rettilineo chiamava e lui aveva risposto, guidando la sua Citroen C3 nera con la sicurezza di chi è nel pieno della vita e delle forze. E, invece, quel rettilineo lo ha ingannato. Arrivando da Codevigo, all'incrocio di Ca' Pasqua c'è una piccola rotonda che dovrebbe garantire la sicurezza della circolazione, a patto che uno viaggi a velocità moderata.
Ma se uno corre succede quello che è accaduto ad Andrea e al suo amico Alessandro Valente: non si riesce a fare la curva, si taglia la rotonda e si incontra il cordolo inclinato che respinge l'auto, causando una sorta di rimbalzo, e la scaraventa contro il guard rail sulla sponda del Brenta. Ma il guard rail non riesce a fare il suo lavoro, si inclina, cede, si spacca. E lascia che l'auto voli nel fiume.
Da quel fiume, nero come la macchina che ha inghiottito e gelido come la notte della tragedia, solo Alessandro è riuscito a emergere. Qualche botta, qualche escoriazione, il cuore che batteva all'impazzata, la paura appena controllata dall'adrenalina che gli ha dato la forza di raggiungere la sponda e la domanda angosciosa: cosa sarà successo ad Andrea? Non si sa dopo quanto tempo, presumibilmente pochi minuti, sia arrivato l'altro automobilista, quello che alle due e 43 ha chiamato i vigili del fuoco dicendo: «Venite, presto. C'è un'auto nel fiume» perché estraessero Andrea dalla macchina e aiutassero Alessandro a risalire quella sponda scoscesa su cui si era fermato, ostacolato dagli arbusti, bagnato fradicio e ancora sotto lo shock dell'incidente.
Andrea, stabiliranno più tardi i sanitari, era sicuramente già morto, prima di sprofondare nel fiume, a causa dei traumi subiti nei vari impatti dall'automobile. Cercare di uscire dall'auto non era cosa che potesse fare. Alessandro, spaventato dall'incidente, stordito dal freddo, accecato dal fango che era entrato nell'abitacolo insieme all'acqua del Brenta, non ha potuto fare nulla per aiutare l'amico.
E' riuscito a malapena a salvare se stesso, raggiungendo la sponda prima che l'ipotermia gli togliesse del tutto le forze. A salvare Andrea, ci hanno provato, però, i soccorritori, anche se l'impresa appariva disperata.
E, infatti, i vigili del fuoco di Chioggia, con l'aiuto dei sommozzatori di Venezia e l'intervento dell'autogru da Mestre, hanno solo potuto recuperare il corpo del giovane che ancora si trovava dentro l'abitacolo e hanno strappato la macchina al fango del Brenta, lavorando fino alle sei del mattino. Sul posto sono arrivati anche la Volante del commissariato di Chioggia, che ha avvertito la pattuglia della polizia stradale di Piove che era in servizio in quel momento sulla Romea e che ha eseguito i rilievi di rito.
L'ambulanza del Suem ha portato Alessandro in ospedale dove è rimasto per accertamenti fino al pomeriggio di ieri, quando è stato dimesso ancora in stato di choc.
Il corpo di Andrea, invece, attende all'obitorio il nulla osta del magistrato, prima di poter essere accompagnato dagli amici nell'ultimo viaggio.
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